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le stagioni della spiritualità - Teologia spirituale
 
 
 

n. 945
Articolo
p. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista

 

Le  stagioni della spiritualità

 

831. Nel gaudio della grazia

 

Noi (Brasile) abbiamo una natura esuberante e un clima fino ad un certo punto stabile. Alcuni dividono il tempo tra il carnevale e il resto dell’anno. Altri, più comunemente, pensano  alle 4 stagioni, che in realtà qui non abbiamo come in altre regioni del mondo dove sono più definite. Se pensiamo che la vita ha le sue stagioni avremo trovato il clima ideale. Nella spiritualità le quattro stagioni ci possono aiutare a comprendere la dinamica della vita spirituale. Accade che le persone si sentono  perse spiritualmente quando cambiano le stagioni dello spirito. Normalmente, i tempi in cui siamo partiti nella vita spirituale appaiono come i fiori della grazia che decoravano le nostre preghiere, le nostre relazioni con Dio e con gli altri. E' il tempo buono , quando le cose vanno bene, che ci mette in movimento, ci mette in quell'attitudine benefica di aiutare gli altri con le nostre preghiere  e con una carità che a volte fa miracoli. Sono tempi nei quali Dio ci  porta in braccio amorosamente. Sentiamo il suo amore affettuoso che ci fa vibrare anche fisicamente. E’ gustoso trascorrere ore in orazione. Tutto ci attrae. Siamo felici di essere arrivati là dove volevamo. E’ la primavera dei fiori dalle serene atmosfere. Segue un’estate piena d’amore, di partecipazione e di vitalità. Ci sono sorgenti di acqua fresca e campi riposanti  con un Pastore che conduce con affetto. E’ un tempo buono che da risultati.  Noi e  Gesù siamo una sola persona

 

832. la raccolta dei buoni frutti

 

Arriva l’autunno con il raccolto dei frutti. Le meraviglie di prima non sono già più tanto necessarie, poiché stiamo vedendo i frutti di quei bei fiori  che avevamo visto sbocciare nella nostra primavera. E’ il tempo buono per uno sguardo retrospettivo e per contemplare la nostra gioventù spirituale tutta vibrante e vedere che abbiamo fatto tanto per il Regno. Il fuoco è passato, ma le braci sono sotto le ceneri. Vediamo in noi la maturità spirituale scaturita da un’attività coerente e dell’appoggio sicuro  che rappresentiamo e, questo dona orientamento e stabilità.  Passiamo ad essere maestri spirituali. Tutti hanno piacere di ascoltare le nostre parole che danno orientamento e conforto. Siamo pronti per Dio. E’ la maturità dei frutti. Seduti all’ombra dei nostri alberi fruttiferi contempliamo una piantagione che è pronta per la mietitura, Gesù stesso  lo dice: “Alzate i vostri occhi e guardate i campi, sono pronti per la mietitura” (Gv 4,35)  E’ una stagione meravigliosa della vita. E’ l’autunno della maturità spirituale.  Così pensiamo

 

833. Il freddo dell’assenza di Dio

 

Come non poteva mancare, c’è anche il tempo d’inverno che ha una bellezza differente. Essendo diverso sembra non combinarsi bene con ciò che immaginiamo della vita spirituale. In verità è il tempo più fruttuoso della vita spirituale. Il calore di Dio scompare e sorge il freddo nuvoloso che sembra non aver fine. Tutto secca. Niente ci conforta. Dio è scomparso. Il  libro dell'Ecclesiastico dice: "Figlio se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione ... perchè con il fuoco si prova l'oro e gli uomini ben accetti, nel crogiuolo del dolore" (2, 1 e 5). Sorgono sofferenze inspiegabili e la gente dice: "Pregavi tanto e ora sembra che non  vai più avanti!" La preghiera non da più gioia.  Non abbiamo più un luogo per cercare le antiche gioie e consolazioni. Restiamo soli, senza speranza, senza frutto, senza entusiasmo, senza risultati, senza gioia. Niente riempie il vuoto. E’ la notte dello spirito. Ma è il tempo più valido della vita perché è il tempo di Dio. Abbiamo perso la corteccia della spiritualità ed entriamo nel nucleo, nel centro. E’ il tempo di essere per Dio e non per noi stessi. Dio è  tutto, noi no! Qui molti naufragano. Pensiamo di aver perso tutto , ma è il contrario. Dio ha accolto tutto e solo ora l’abbiamo veramente. La Vita spirituale per noi  non è la meta finale, ma penultima, serve per collocarci in Dio.

 

 

 
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