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Notte oscura del cuore - Teologia spirituale
 
 

n. 947
Articolo
p. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista

 

Notte oscura del cuore

 

834. Esperienza della oscurità spirituale

Settimanalmente  riflettiamo su una tematica spirituale che segue lo schema di un corso di spiritualità. E’ un contagocce di spiritualità. Oggi entriamo in due temi molto elevati di spiritualità. La notte dell’anima. Questo tema esige esperienza e conoscenza. Nella vita umana ci sono momenti difficili e di depressione, talvolta li chiamiamo così. Le sofferenze che provengono dalla nostra fragilità o sono causate dalle circostanze o sono una costante della vita. La depressione non è una malattia di fondo. La oscurità dell’anima, o notte dello spirito, è uno stato spirituale nel quale perdiamo il senso delle cose religiose. Sembra che non abbiamo più fede; non sentiamo piacere a pregare; è una aridità totale. Abbiamo l’impressione che stiamo perdendo il senso delle cose. Ciò che facciamo perde tutto di valore. Abbiamo la sensazione di essere condannati, e abbandonati da Dio. Le tentazioni aumentano. La forza di vincerle diminuisce.  Che manca per essere peggiori? Non sappiamo cosa ci sta succedendo. Ma anche Gesù è passato per questo momento: “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27, 48). I santi sono passati da questo. S. Alfonso piangeva; San Paolo della Croce è vissuto 40 anni in questo stato; Santa Teresina, diceva che non sentiva piacere nel pregare. Il fatto è che tutti passano, più o meno, da questo stadio. Purtroppo molti non sanno  ciò chegli  sta accadendo e, peggio ancora, quando il direttore spirituale non capisce nè ha una formazione sufficiente per orientare in questi momenti. Così tutto peggiora! Alcuni cadono. San Giovanni della Croce, avendone fatto l'esperienza, la spiega con profondità. Possiamo dire che è la notte dell’amore totale, quando, per essere tanto amati, ci perdiamo in Dio. Analizzate la vostra vita e vedrete. Incontriamo questa realtà in molti testi della Scrittura. Non ci facciamo caso a prima vista.

 

835. Forza di vincere

C’è un solo rimedio che dà forza per sostenere questa battaglia che sembra persa: Dio amore che, anche sembrando lontano e distante, è invece una presenza costante. Occorre solo continuare: credendo, amando e sperando.  Se tutto finisce, Dio non finisce. S. Teresa diceva: “Solo Dio basta”. Amare Dio non per noi, ma per Lui. Nei salmi incontriamo questa situazione e la risposta è sempre la stessa: “L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente; quando verrò e vedrò il volto di Dio?” (Sl 42,2). Quanto più ci convinciamo che Dio è il tutto, più ci spoglieremo delle cose che sono secondarie. Dio è la fonte dell’energia che ci fortifica in questa notte dello spirito. E’quello che contempla Gesù nella totale oscurità della morte: “Non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, nè lascerai che il tuo Santo veda la corruzione” (S. 15,10). E’ importante in questi momenti l’appoggio di qualcuno che conosca questo momento di un cuore che ama Dio. E’ fondamentale non smettere di fare ciò che sempre abbiamo fatto nella Chiesa, non abbandonare la fede, nè i sacramenti nè la preghiera. Non c’è né piacere né gusto, ma questa è la fede pura. E ciò basta!

 

836. Frutti della notte.

Arriviamo così a conoscere quanto la croce di Gesù faccia parte della nostra vita e sia la nostra salvezza. Siamo purificati dai tanti mali che ci rallentano nel cammino verso Dio. Anche le cose spirituali buone, ma che sono per noi e non per Dio, sono riformulate. E’ l’ora del distacco. Diventiamo pronti per altre battaglie. Il maggior guadagno è sentire Dio come  Qualcuno, come l’Altro che mi ama. Questo spoliamento ci mette in condizioni di andare all’incontro degli altri. “Chi ha conosciuto l’Amato, fa tutto perché sia conosciuto e amato”. Dopo la notte del dolore, arriva la notte dell’incontro con l’Amore che ci ama.

 
 
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