L’attaccamento
è il maggior ostacolo per amare Dio e il prossimo
Gesù
desidera il distacco dai beni e da se
nº
1178
Omelia
32^ Dom. T.O
(11.11.12)
Pe. Luiz Carlos de
Oliveira
Redentorista
Vivere
la verità della fede
Il
Regno si realiza nella fragilità
La fede è un dono prezioso di Dio
per il quale partecipiamo alla vita di Gesù e la manifestiamo nella nostra
relazione con Lui e con i fratelli. Nell’orazione del dopo-comunione, infatti,
così preghiamo: “Ti ringraziamo dei tuoi doni, o Padre; la forza dello Spirito
Santo, che ci hai comunicato in questi sacramenti, rimanga in noi e trasformi
tutta la nostra vita.”. La sincerità dell’amore sta nella capacità di uscire da
se verso Dio e verso gli altri. La vedova che ha dato i suoi ultimi spiccioli
come impegno totale di se stessa ha fatto molto più di colui che aveva donato molto.
Non si dà il resto a Dio. Una religione
di facciata dà molta importanza a vestiti, gesti, posizioni nella
chiesa, titoli, piuttosto che alla pratica. L’evangelista Marco è molto chiaro
e ricorda queste parole di Gesù che servono di critica anche alla comunità: “
essi divorano le case delle vedove, fingendo di fare lunge preghiere. Per questo
riceveranno la peggiore condanna” (Mc 12,40). L’incoerenza tra la fede e la
vita sono la prova della manzanza dell’impegno totale con Dio, allo stesso modo
della vedova. È lo stesso che vediamo nel racconto del libro dei Re (17,
10-16). La donna è stata capace di dare
al profeta il quasi nulla che possedeva che significava la fine della vita e ha
ricevuto in cambio il miracolo della moltiplicazione del cibo per tutto il
tempo della carestia. La grandezza sta nell’uscire da se, anche per quanto
piccolo e povero, affinché Dio sia in tutto. E’ la consapevolezza che ci
suggerisce il salmo 145: “Il Signore è fedele per sempre, rende giustizia agli
oppressi, dà da mangiare agli affamati e libera i prigionieri”. Gesù insegna ai
discepoli che il Regno si realizza così. È per questo che vediamo la polemica
tra Gesù con coloro che si attaccano ai beni terreni e alla propria vita. Egli è
stato espropriato anche della sua vita. Era fragile, ma forte nel suo impegno. Le
persone che conquistarono il mondo furono coloro che uscirono da se come
Francesco, Ghandi, Schweitzer, Teresa di Calcutta e altri, anche non cristiani.
I grandi dominatori sono scomparsi e
hanno scritto il libro della storia con oppressioni e distruzioni.
Sacrificio
accettato
La seconda lettura ci mostra che il
Sacrificio di Cristo è avvenuto una volta per tutte e non si ripete. Gesù è
stato il Sommo Sacerdote perchè è entrato definitivamente nel santuario. La consegna
di Gesù è stata totale (Eb 9,28). Egli ha mostrato la fedeltà di Dio che è da
sempre e per sempre. La fedeltà di Cristo sta nella Sua consegna che rimane. Egli
sempre vive per il Padre. Il suo sacrificio della croce ha come contenuto il
sacrificio permanente della sua volontà. Gesù non è contro la pratica giudaica
della preghiera, ne dei riti, nè dei sacrifici del tempio. È visceralmente
contro la doppiezza della vita. È il divorzio tra fede e vita. Molti cristiani vivono questa vita che non è
una buona strada per il cielo.
Allontana
da noi ogni ostacolo
Nell’iniziare la celebrazione
abbiamo chiesto “Dio grande e misericordioso, allontana ogni ostacolo nel
nostro cammino verso di te, perché, nella serenità del corpo e dello spirito,
possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio”. L’ostacolo maggiore è l’attaccamento
a noi stessi e ai beni che possediamo. La liturgia di oggi continua la lettura
del vangelo nel quale Gesù parla dell’amore a Dio e al prossimo come un unico
comandamento. Le letture di oggi esemplificano come amare. Questa è la
differenza che fa la dottrina di Gesù. La società ha sempre privilegiato i
ricchi e i potenti. Gesù non condanna il possesso dei beni. Egli stesso
usufruiva di questi beni nella sua casa. Egli desidera il distacco dai beni e
da se. L’Eucaristia è capita solo come una realtà spirituale, mentre è una
lezione di vita per apprendere e condividere. Senza questo, non facciamo la
differenza. Siamo una religione in più fra le tante.
Letture: 1° Re
17.10-16; S. 145; Eb. 9, 24-28; Vangelo di Marco 12, 38-22