Il miracolo non è solo una
cura, ma ha il significato di aprire l’ascolto alla Parola di Dio, perchè Gesù
stesso è il primo ascoltatore della Parola di Dio. La capacità di ascoltare è
fondamentale nella comunità
nº 1160
Omelia 23^ Dom. T.O.
(09.09.12)
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
Effeta– Apriti
Dio è venuto per tutti
La profezia di Isaia parla del rinnovamento dei tempi con il
recupero della capacità di vedere, ascoltare e parlare. In questa profezia
tutto viene paragonato alle acque che sgorgano nel deserto, come segno della
vita nuova (Is 35, 5-7). Questo meraviglioso rinnovamento che Dio realizza
nelle persone e nel mondo viene cantato nel
Salmo. Dio ha cura di sanare i mali che affliggono le persone. Gesù,
guarendo il muto, è la realizzazione delle profezie, come leggiamo in Luca,
quando parla della sua missione (Lc 4, 17-19). Gesù è riconosciuto come colui
che “ha fatto bene tutte le cose” (Mc 7, 37). E’ lo stesso che dice Pietro
nella casa di Cornelio: “Egli passò tra noi facendo il bene, sanando tutti
quelli che erano sotto il potere del diavolo” (At 10,38). Il suo potere di
guarigione e annuncio non escludeva nessuno. Leggiamo che egli sta nella
regione di Tiro e di Sidone, che sono attualmente il Libano. Quella era una
terra di pagani. Il fatto di stare li è già un segnale chiaro della sua
apertura a tutti. Non discrimina i pagani. Dobbiamo imitare Dio in questo. I
miracoli di Gesù sono segno dei tempi messianici. Dio è venuto a salvare. Gesù
usa la saliva per curare il sordomuto. A quel tempo si dava importanza al
potere terapeutico della saliva perchè la si legava all’alito di vita. C’è
anche il simbolo dello Spirito che dà vita. Nel battesimo si usa il gesto di
toccare le orecchie e la bocca per ricordare questo miracolo e il suo significato.
La guarigione che Gesù realizza, ristabilisce il contatto della persona sofferente con le altre
persone, perchè può di nuovo ascoltare e
parlare, come anche proclamare le meraviglie di Dio realizzate da Gesù.
Ascoltare la Parola
Dio si rivela attraverso Gesù
che è la Parola. Noi
dobbiamo ascoltarlo. Per il Battesimo siamo inseriti in questo mistero di vita
che Gesù ci porta da parte del Padre. Guariti dal male attraverso la sua morte
e risurrezione, siamo uniti a Lui e siamo resi partecipi della sua Vita, siamo
anche uniti alla sua missione. Prima di tutto c’è bisogno di ascoltare, perchè
soltanto ascoltandoLo possiamo annunciarLo. La missione propria di Gesù era
fondata nell’ascolto del Padre: “Non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha
insegnato il Padre, queste cose dico” (Gv. 8,28). La liberazione del mondo è
per noi una sfida nell’ascolto della Parola di Dio che parla in tanti modi. La
vita della comunità si rafforza nella misura in cui si rende sempre più capace di ascoltare. Ma
dobbiamo avere l’ascolto consacrato e aperto da Gesù per ascoltare quello che
Dio ha da dirci: “Chi è da Dio ascolta le parole di Dio” (Gv 8, 47).
Annunciare il Regno
Gesù non vuole che l’uomo
conti sui miracoli che riceverà. Primo per non
essere confuso con un ciarlatano, secondo perchè non era questa la sua
missione come Messia. Lui sarà un Messia differente da quello che aspettavano,
perchè la sua missione è quella del
Servo sofferente, che dovrà passare dalla Croce. L’uomo guarito cominciò
a parlare senza più difficoltà. È simbolo della capacità del discepolo che,
dopo l’ascolto, può cominciare ad annunciare Gesù. Chi non viene affascinato
dal Regno, non può trovare piacere nell’annunciarlo.
Chi ha conosciuto Gesù, fa di tutto affinché Egli sia conosciuto. La
testimonianza della Parola che si unisce a quella della vita è ciò che veramente parla a voce alta. La
comunità è una grande testimone, soprattutto nel suo rapporto con gli umili,
senza discriminazione, come spiega Giacomo. Dobbiamo crescere ancora molto
nell’attenzione agli umili. L’accoglienza nella comunità è la pietra di
paragone dell’evangelizzazione. La
Chiesa si sviluppa molto tra gli umili. La povertà è un male
che deve essere guarito; la semplicità e l’umiltà sono virtù che devono essere
sviluppate con impegno.
Letture: Is. 35, 4-7; S. 145; Gc. 2, 1-5;
Vangelo di
Marco 7, 3-37