Ciò che viene dal cuore rende
puro o impuro l’uomo. Il culto senza amore è vuoto. Il ritualismo lontano dai
problemi della vita non serve. La religione pura è quella capace di curare i
tribolati.
nº 1158
Omelia 22^ Dom. T.O.
(02.09.12)
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
La purezza che salva
Puro e impuro
Riprendiamo con questa
domenica, la lettura del Vangelo di
Marco, dopo la parentesi del Vangelo di Giovanni che parlava del Pane di Vita.
Iniziando il mese della Bibbia e con le
letture di questa domenica riceviamo l’orientamento dalla Parola di Dio per
liberarci da ciò che non è evangelico. Già Gesù aveva combattuto con fierezza
le distorsioni che venivano fatte della Legge di Dio. Entriamo con oggi, nella questione tra puro e impuro.
Avvenne che i farisei criticavano i discepoli perchè mangiavano il pane con
mani impure, cioè senza che fossero state lavate. Non era una questione di
igiene, ma di una esigenza rituale. Siccome i pasti erano qualcosa di sacro, le
mani e i piatti dovevano ricevere un rito di purificazione per non nuocere al
culto. Chi non compiva il rito del
lavaggio, restava impuro. Questa era la tradizione. Allora essi domandarono a
Gesù perchè mai i discepoli non seguivano le tradizioni degli anziani. A molte tradizioni è stato dato, spesso, più
valore del Vangelo. Per esempio a promesse assurde che non hanno niente a che
vedere con la fede, viene dato, invece, molto valore. Queste tradizioni sono
delle creazioni umane. Eppure, molto spesso, Gesù ha insegnato il valore delle
tradizioni che a volte valgono tanto quanto la santità dell’amore a Dio e al
prossimo. Ciò che rende impura la persona non viene dalle cose materiali, come
per esempio, un oggetto o un rito, ma viene dal cuore. E Gesù afferma con forza
che è da lì “che procedono i cattivi pensieri, le fornicazioni, i furti, le
uccisioni, gli adulteri, le cupidigie, le malvagità, l’inganno, la lascivia,
l’invidia, la bestemmia, la superbia e la stoltezza” (Mc. 7. 21-23). Gesù
insiste anche da altre parti, sulla facilità di abbandonare la Parola di Dio per
orientarsi a false dottrine che corrompono il servizio verso i fratelli.. Ciò
che è impuro è ciò che va contro Dio e contro il prossimo. La legge di Dio è
elogiata come una grande sapienza, come si legge nel Deuteronomio. Non si deve
aggiungere ne togliere nulla (Dt. 4,2)
Purezza del cuore
La liturgia di questa
domenica non si ferma al problema, ma presenta la soluzione e delinea in cosa consiste un cuore puro. Il salmo 14
ci mostra che la purezza viene dalla pratica del rispetto del prossimo. Questo
rende degna la persona di “dimorare nella casa del Signore”, questo è prestare
il culto, il quale senza l’amore al prossimo è insufficiente. San Giacomo
insegna che la “religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è : visitare
gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni, custodire se stesso immune dal
contagio del mondo” (Gc. 1,27). E’ per questo che si preferisce una religione
ritualista, senza riferimento alla vita e al mondo e ai suoi problemi. Non
compromette! Pensiamo che abbiamo partecipato alla messa e ci siamo comunicati
e con questo siamo soddisfatti. Ma non è questo che la Parola di Dio ci insegna.
L’Eucaristia non è un momento, ma è una fonte di vita.
Praticanti della
Parola
Ritorniamo a San Giacomo che
è molto pratico. Si capisce che era molto legato alla vita concreta del popolo.
Egli va dritto al discorso: “Accogliete con mansuetudine la parola seminata in
voi ... siate esecutori della parola e non soltanto ascoltatori, ingannando voi
stessi” (Gc. 1, 21b-22). Mettere in pratica la Parola è vivere, come
quando preghiamo: “O Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa, fa' che questo
sacramento ci rafforzi nel tuo amore e ci spinga a servirti nei nostri
fratelli.” (Dopo-comunione). Il sacramento dell’Eucaristia è il nostro alimento
della carità. Tutto quello che facciano nella vita spirituale deve passare al
setaccio della Parola. In questo modo non facciamo della fede una ideologia, o
peggio ancora, non corriamo il rischio di vivere una ideologia come se fosse
fede.
Letture: Dt. 4,1-2.6-8; S. 14; Gc.
1,17-18.21b-22.27;
Vangelo di Marco 7, 1-8.14-15.21-23