Omelia 14^ Dom. T.O. - 8.7.2012


Il profeta che parla in nome di Dio, soffre molto. Ma Dio dice “ti basta la mia grazia!”,  perchè questa debolezza che il profeta sente è la forza di Dio

 

 nº 1142
Omelia 14^ Domenica T.O.
(08.07.12)
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista

La difficile condizione del profeta

Profeta rifiutato

 

La figura polemica del profeta è stata sempre presente nella Storia della  Salvezza. Parlavano nel nome di Dio, fustigavano le coscienze affinché le persone si allontanassero dal male e facessero il bene. Normalmente erano visti come: “guastafeste”. E’ lo stesso che vediamo nella vita di Gesù quando và a Nazareth in mezzo ai suoi familiari e amici che lo videro crescere con loro. Ora, però, lo vedono fare miracoli e possedere una sapienza che incanta. E ben presto si affaccia la gelosia. Gesù stesso afferma: “che nessuno è profeta in casa propria” (Mc 6,4). Anche Gesù soffre il rifiuto del profeta, anche il suo insegnamento si appoggia sulla Parola di Dio che esige conversione. Nell’A.T. leggiamo l’episodio in cui i giudei volevano un re come gli altri popoli e il profeta Samuel se ne disgusta. Dio gli dice: “Non sei tu colui che loro rifiutano, ma Me, perchè non vogliono più  che io regni su di loro” (1 Sam 8,7). Il rifiuto del profeta percorre le Scritture, poichè il popolo si allontanava spesso da Dio. Il Profeta ha coscienza della volontà di Dio e ha zelo verso la casa di Dio, desidera portare il popolo  a vivere l’Alleanza e rinnovare i suoi cammini. Egli ama il suo popolo e non vorrebbe vedere la sofferenza, frutto del peccato.  I castighi che il popolo soffre sono conseguenza dei suoi peccati e del peccato dei suoi capi. Oggi non parliamo in questi termini, ma se vivessimo la Parola di Dio potremmo evitare molti mali, che non sono castighi, ma conseguenza di un cattivo comportamento. Per esempio quando un alcolizzato guida fa male a se e agli altri.  Quando viene attirata la nostra attenzione, allora  ascoltiamo. Il profeta non è un tipo strano, ma colui che richiama la verità. Il profeta Ezechiele  afferma che anche se le persone non vorranno ascoltare “sapranno che vi è  un profeta in mezzo a loro” (Ez. 2,5).

 

Consolazione del profeta

 La vita del profeta è difficile. Perchè è difficile proclamare la volontà di Dio nel mondo che non ha fame di Dio. Abbiamo la certezza che la fragile parola dell’essere umano  che cerca la verità  ha anche la forza di Dio.  Essa ha la forza di cambiare i cuori. Annunciare la Parola di Dio,  non è per proprio profitto, ma di Dio,  dona la ricompensa di essere unito a Dio. E, comunque, come scrive Paolo, anche se abbiamo “una spina nella carne”,  abbiamo sempre la promessa di Dio: “ti basta la mia grazia” (2 Cor 12,9):

 

Continuare ad annunciare

 

Il profeta per continuare ad annunciare deve scoprire il seme della Parola presente nel popolo di Dio ed essere capace di  risvegliare  i doni che lo Spirito dà ad ognuno, c’è bisogno di imparare ad ascoltare il popolo.  Al profeta è chiesto di cercare sempre nuovi mezzi per trasmettere la Parola. Abbiamo visto certi predicatori che usano mezzi che altri rifiutano. Grazie a Dio evangelizzano. Anche in mezzo alle persecuzioni e alle contrarietà è necessario continuare ad annunciare (Ap 10,11). Paolo nelle sue difficoltà, dice: “io mi compiaccio nelle debolezze, nelle ingiurie, nelle necessità, nelle persecuzioni e nelle angustie sofferte per Cristo. Quando io sono debole è allora che sono forte” (2 Cor 12,10). Il salmo ci consiglia di stare sempre attenti alla volontà di Dio, perché Lui parla sempre. Vale la pena sperare in Dio, anche davanti al disprezzo dei sapienti (Sl 122).

 

Letture: Ez 2, 2-5; S. 122; 2 Cor 12, 7-10;

Vangelo di Marco 6, 1- 6




 
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