nº 1133
Articolo
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
“Festa del Corpus Domini”
1116. Gesù rimane con noi
Gesù questa
volta usa un linguaggio che noi comprendiamo bene. Chi non comprende la festa
come un mangiare e un bere? Così ha fatto Gesù nella Istituzione della
Eucaristia. Attraverso di essa possiamo capire i misteri di Gesù: Morte in
Croce, Risurrezione e Ascensione. Essi non sono un trattato intellettuale e
affinchè non dimenticassimo queste verità, Egli ci ha dato la sua Parola che è
stata scritta nel Vangelo e ci ha lasciato anche dei gesti che realizzano
queste verità. Ha mostrato, nell’Ultima Cena, quello che significa la sua vita
e come noi dovremo vivere la nostra. Così disse: “Fate questo in memoria di
me”. Il Mistero Eucaristico fa memoria di tutto, o meglio di tutto quello che
Lui ha fatto per noi. Tutto quello che è successo nella sua Morte,
Risurrezione e Ascensione, Gesù lo ha messo in quel gesto di trasformare il pane
e il vino e dire che sono il suo Corpo e il suo Sangue, e questo è il suo
sacrificio. Così impariamo che dobbiamo fare come ha fatto Lui. Riceviamo la
redenzione in questo sacramento che ci dà la Vita nel Pane e nel Vino
consacrati. Entrando in comunione con Lui, continuiamo la sua Vita e la
sua Missione fino a che Egli venga. In comunione con Lui, siamo anche in
comunione con tutti. Lui condivide la sua Vita con noi, ma noi entreremo in
comunione con Lui solo se faremo anche la condivisione della nostra vita e dei
nostri beni con i figli di Dio. Facciamo lo stesso sacrificio che Lui ha
realizzato con la consegna di se al Padre, se ci consegniamo a Lui nel servizio
a tutte le persone, uomini e donne. Egli è con noi tutti i giorni fino alla
fine dei tempi (Mt 28,20). Egli rimane con noi nel Sacramento e nella Comunità
come Capo del Corpo che è la Chiesa. Dice: “Non vi lascerò orfani, io ritornerò
da voi” (Gv 14,18). Celebrando la festa del Corpus Domini, siamo invitati ad
andare al di là dell’adorazione per abbracciare l’amore che egli ebbe nel
morire per noi in Croce. L’Eucaristia fà memoria dell’amore che il Cristo ha
avuto per noi nel consegnarsi alla Croce (S. Alfonso). La Croce non si
adora per il dolore, ma per l’amore. Il sacrificio non è solo versare il
sangue, ma impegnare la vita.
1117. Amore che cresce
Come non
esiste amore che non sia coinvolgimento con la vita della persona amata, così
siamo anche noi coinvolti nello stesso Amore Divino con il quale siamo amati da
Cristo nel sacramento del suo Corpo e Sangue. Per la dimostrazione d’amore che
riceviamo nel sacramento dell’Eucaristia aumenta il nostro amore per lui e per
tutti coloro che Lui ama tanto. Alle volte rimaniamo in attenzione
dell’Ostia santa e non di Colui che la fa sacra. Questo amore si concretizza
nel dialogo amoroso con Gesù Cristo che è in noi per il Sacramento ricevuto. Se
non riconosciamo questo amore non sapremo neppure distinguere il Corpo del
Signore. Lui non è un oggetto di pietà. Egli è la pietà. Noi lo abbiamo
sempre con noi perchè ha detto: “Chi mangia la mia carne e beve il mio
sangue, rimane in Me e Io in lui” (Gv 15,5).. questa presenza è permanente. Non
allontaniamo, da noi, Gesù. Noi ci allontaniamo invece a causa del male che
pratichiamo. Ricordiamo che siamo tempio vivo dell’Eucarestia e Lo portiamo
ovunque per le strade del mondo. Andiamo lontano per cercare Gesù e Lui stà
invece dentro di noi.
1118. Essere coerenti con il sacramento
Il rispetto
dell’Eucaristia sta nel mettere in azione l’energia divina che lui ci dà,
perchè Lui è per noi la fornace ardente d’amore. Oggi ci sono molte
preoccupazioni con l’organizzazione liturgica, i riti e le cerimonie. Ma non
vediamo la stessa preoccupazione nella coerenza della vita cristiana con il
sacramento celebrato e ricevuto. Non si disprezzano i riti, ma ci dovrebbe
essere maggiore attenzione alla coerenza della fede liturgica. Essa darebbe
molta vitalità ai riti. Essere coerente è essere Eucaristia, come ha fatto
Gesù. Non è lecito ricevere la comunione e fare una vita lontana dalla verità,
dal bene, dall’amore verso coloro che sono amati da Gesù e che sono i
bisognosi. Se c’è qualcuno in necessità e non ce ne occupiamo, le nostre
comunioni ne saranno inevitabilmente pregiudicate.