E’ sempre buono abitare al riparo e all’ombra dell’Altissimo!
E ricorda che le tentazioni di Gesù riflettono la somma ignoranza del diavolo, che cerca proprio dove Gesù fu più fedele: nella Parola, nel Culto del Padre e nell'umiltà.
nº 2154
Omelia 1^ Domenica Quaresima (06.03.22)
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
Se tu sei il Figlio di Dio
Crescere nella conoscenza di Cristo
Iniziamo la Quaresima con due domeniche che descrivono al cristiano la sua realtà, già vissuta in Cristo: la tentazione del peccato e la gloria della trasfigurazione. La tentazione fa parte della vita cristiana. Essere tentati non è un male, non lasciarsi vincere dalla tentazione è vittoria per il cristiano, in Cristo che è stato «tentato in tutto tranne il peccato» (Eb 4,15)». La trasfigurazione di Cristo è il frutto della vittoria. Così vediamo il destino del nostro tempo. Questa vittoria è la nostra fede (1 Gv 5,4). Per questo la preghiera ci insegna che vivere la parola di questo tempo ci porta a una conoscenza più profonda di Cristo e a una corrispondenza. All'ebreo fedele fu insegnato a dare le primizie della terra riconoscendo l'azione di Dio nella sua vita. È la professione di fede di questo popolo liberato dalla schiavitù e così beneficiato nella nuova terra “dove scorrono latte e miele”. Gesù, essendo tentato e vincendo la tentazione, è al nostro posto. Dice sant'Agostino: “In lui siamo stati tentati e in lui abbiamo vinto il diavolo”. La tentazione di Gesù non si riferisce tanto a un fatto, ma a una realtà. Le tre tentazioni raggiungono l'essere umano nella sua realtà totale. La risposta alla tentazione con la Parola, l'umiltà e il culto portano l'uomo a vincere Satana, come fece Gesù. Il diavolo dice a Gesù: "Se sei Figlio di Dio". Gesù non usa il suo status di Figlio di Dio per se stesso. E ci offre questo strumento di vittoria di cui si è servito: Parola di Dio, umiltà per non tentare Dio, e adorazione: “Solo Dio servirai”
Corrispondere al suo amore
Gesù vince la tentazione del pane, della potenza e del piacere con la Parola di Dio, con l'umiltà e con il culto. È la sintesi della vittoria sul male. Queste furono le tentazioni di Gesù per tutta la sua vita. Le sofferenze che stava attraversando gli ponevano la domanda: che Figlio di Dio sono io? La Divinità era nascosta sotto il velo dell'umanità. Il diavolo si allontanò da Gesù per tornare a tempo opportuno. Quella è stata tutta la tua vita. Soprattutto al momento della morte. I suoi nemici (altri demoni) gli dissero quando era sulla croce: «Se sei Figlio di Dio, scendi dalla croce» (Mt 27,40). Nella misura in cui conosciamo Cristo, possiamo lasciarlo vivere e crescere in noi. Come cresce Cristo in noi? Quando facciamo quello che ha fatto Lui. Questa è la chiamata ai suoi discepoli: “Vieni!” La nostra comprensione della santità riguarda più gli atti da fare che gli atteggiamenti da coltivare. Gli atteggiamenti saranno sempre plasmati dal loro abbandono al Padre attraverso gli umili. Il tempo di Quaresima ci apre una riflessione pasquale. La Quaresima ha perso questa dimensione ed è rimasta nello stile della serietà, della penitenza senza cercare che cosa sia risorgere con Cristo. Paolo dice: «Se confessi Gesù come Signore e credi con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato» (Rm 10,9).
Disarmare le insidie
In questo cammino di tentazione possiamo essere certi della presenza e della protezione di Dio. Pensiamo sempre che tutto dipenda da noi e dimentichiamo la protezione di Dio. Il popolo di Dio si è sentito graziato da tanta liberazione e protezione attraverso ammirabili prodigi. Sono gli stessi che riceviamo in modi diversi. Dio è sempre per tutti. In questo senso, il salmo riflette quanto sia bello abitare al riparo e all'ombra dell'Altissimo. Sei protetto dal male e da ogni sventura. Il salmista paragona questa protezione agli angeli che ci prendono per mano per custodire, e per non inciampare e passare sopra le bestie feroci. Dio dice: "Quando mi invocherai, ti ascolterò e ti risponderò, e sarò al tuo fianco nel tuo dolore".
Letture: Dt 6,4-10; S.90;Rm 10,8-13; Lc 4,1-13.
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