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4^ Domenica di Avvento 2021 - Omelia








Questi ragazzi!!!!

A cosa serve un ragazzo? Ancora di più nella pancia della madre! Sappiamo molto poco. Ma c'è qualcosa che non abbiamo ancora analizzato fino in fondo: la loro capacità di dare lo Spirito Santo. Nell'incontro di Maria con Elisabetta, Elisabetta fu piena di Spirito Santo e il ragazzo le saltò nel grembo. C'è qualcosa su cui riflettere e cercare un significato. Lo spirito riempie l'universo. Si tratta di sviluppare la capacità di vedere l'azione dello Spirito nei feti. E come possono esserci utili? Ancora non pensiamo a questo. Come noi possiamo essere utili a loro, anche loro possono essere utili a noi e donarci lo Spirito Santo! Nella Comunione, il bambino è in comunione con la madre. Giovanni e Gesù si incontreranno solo 30 anni dopo. E continuarono a darsi l'un l'altro lo Spirito. E si sono capiti completamente.

nº 2132

4^ Domenica di Avvento

(19.12.21)

Omelia

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

L’Avvento che illumina

Un unico mistero

La celebrazione del Natale non si riduce al giorno felice della nascita di Gesù, ma ha una preparazione e una continuazione. Intanto si celebrano diversi momenti dello stesso mistero che è la Manifestazione del Signore. l’Evangelista Giovanni scrive: “Noi abbiamo visto la sua gloria, come di Unigenito dal Padre” (Gv 1,14). Oggi ricordiamo la visita di Maria ad Elisabetta. Questa visita ci mostra Maria che va a visitare  sua cugina. Porta con se non solo il Figlio di Dio Incarnato, ma anche lo Spirito Santo. Nella Chiesa Orientale, Maria è chiamata anche la “pneumatofora”, cioè colei che porta lo Spirito Santo. Questo garantisce l’unità degli avvenimenti e ci apre a una comprensione più profonda di Maria stessa. Ella riceve lo Spirito che la feconda, Lo porta a Elisabetta per la santificazione di Giovanni Battista che salta di gioia nel seno della madre. Elisabetta proclama la Divinità del Figlio di Maria, chiamandolo “Signore” (Lc 1,43) e garantisce la Maternità Divina, dicendo “Madre del mio Signore”. Il profeta Giovanni viene ripieno di Spirito Santo, e può preparare così la strada al Signore.  Maria presenta il Messia (Gv 1,29). La preghiera della messa ci fa percepire l’unità dei misteri di Cristo, infatti preghiamo: “Infondi nel nostro spirito la tua grazia, o Padre, tu, che nell'annunzio dell'angelo ci hai rivelato l'incarnazione del tuo Figlio, per la sua passione e la sua croce guidaci alla gloria della risurrezione”. La prima lettura riconosce l’origine di Gesù. La seconda riconosce la nostra santificazione per la sua morte. Il mistero è unico e realizza la stessa missione di santificare. L’Incarnazione va oltre la culla di Betlem.

Sacrificio della volontà

La lettera agli Ebrei ci libera dal vedere la Redenzione di Cristo soltanto come un sacrificio sanguinoso. La morte in croce non è il centro della Redenzione. è nucleo del mistero del sacrificio di Gesù che culmina nel Calvario. Ma questo avviene nel profondo del suo essersi consegnato al Padre già prima della sua Incarnazione, già da tutta l’eternità. Il sacrificio della croce è la conseguenza di tale offerta di se: “Io vengo, o Dio, per fare la tua volontà”. Questo ha sostituito tutti i sacrifici della legge antica. “E’ grazie a questa volontà che siamo stati santificati dall’offerta del corpo di Gesù Cristo, realizzata una  sola volta per tutte” (Eb 10,10). La Redenzione non è soltanto un fatto storico, ma è eternamente presente in Dio nel suo amore. La Redenzione, non è, in primo luogo, la soluzione ad un problema dell’essere umano, ma sta nell’essere di Dio che  vuole comunicarSi e attirare a Se. Per questo, il sacrificio di Cristo è già presente nella totale ed eterna unione della sua volontà con la volontà del Padre. È qui  che tutti noi possiamo partecipare del sacrificio di Cristo. Gesù insiste che vuole fare ciò che desidera il Padre. “Io sono disceso dal Cielo, non per fare la mia volontà,  ma la volontà di Colui che mi ha inviato” (Gv 6,28). Anche la sua morte è collocata nella prospettiva della volontà del Padre: al colmo della sua angoscia, ha la forza di dire: “Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi Tu (Padre)».” (Mc 14,36).

Celebrare il mistero

Nella orazione del Dopo-comunione, preghiamo: “O Dio, che ci hai dato il pegno della vita eterna, ascolta la nostra preghiera: quanto più si avvicina il gran giorno della nostra salvezza, tanto più cresca il nostro fervore, per celebrare degnamente il Natale del tuo Figlio”. Celebriamo vivendo con il cuore e rendendo presente il Mistero nei riti sacramentali. I sacramenti sono la continuazione e la presenza di Cristo nel suo mistero di salvezza. Celebrare il mistero è unirsi a Cristo che si offre al Padre per il mondo. È la dimensione missionaria di ogni celebrazione. Ciò che viviamo,  noi lo portiamo affinchè tutti possano conoscere la volontà del Padre in Cristo e attuarla nella propria vita. Qualunque cosa facciamo, sarà poco ma sarà sempre molto.


Letture: Michea 5,1-4; S 79; Eb 10,5-10; Lc1,39-45.






 
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