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Omelia 33^ Domenica T.O. 14.11.2021





Gesù ci avverte: "Imparate questa parabola dal fico!" (Mc 13,28). Notiamo che tutto parla, perché le nostre orecchie stanno imparando lezioni permanenti dal mondo, nelle piante, nei fiori, nelle stelle, nella terra, nei fiumi, nelle cascate... Tanto! Sempre imparando. Abbiamo occhi per vedere, orecchie per ascoltare, tatto per toccare e cuori per amare. Cosa ci dice la natura? C'è una comunicazione molto ampia della natura stessa. Per noi sono suoni, sono movimenti, sono misteriose trasmissioni di esseri. Perché non sentiamo cosa dicono di Dio? Il Vangelo delle piante è stato annotato da Gesù stesso: Guarda i gigli del campo! Guarda il fico! Ecco i campi maturi per la mietitura. Sappiamo di poter comunicare tra di noi con la forza e il fascino della natura. Lei stessa soffre a causa del nostro peccato (Rm 8,20ss). La tua redenzione è a portata di mano. Lui verrà. E con noi tutto l'universo camminerà verso il Padre (Ef 1,10).

nº 2122

Omelia 33^ domenica T.O. (14.11.21)

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

“Impara dal fico”

Le mie parole non passeranno

Arrivando alla fine dell’anno liturgico e all’inizio dell’Avvento, entriamo nel tema della fine dei tempi- la seconda venuta di Cristo era una aspettativa forte nella comunità primitiva e si è sviluppata attraverso la storia. Attualmente, la nozione della sua seconda venuta si è persa, per un termine più vago, in quanto che Egli sta venendo ... sempre. Il libro dell’Apocalisse e il Vangelo sviluppano questa riflessione usando un linguaggio “apocalittico”. Apocalisse significa rivelazione, cioè scoprire ciò che è nascosto. Dobbiamo distinguere il linguaggio reale e quello della Parola di Dio. Il valore delle parole si trova nel simbolismo che esse contengono. Dobbiamo entrare nella conoscenza dei simboli per capire tale messaggio. E per questo che Gesù dice: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Mc 13,30). Per coloro che temono che quanto è stato annunciato si riferisca ad oggi, abbiamo le parole di Gesù che dicono: “Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre” (Id 32). Gesù vuole insegnare che non c’è bisogno di aspettare l’ora, ma è necessario vivere il momento presente guardando i segni dei tempi per intendere l’azione di Dio. Egli non viene per distruggere, ma per dare il premio e portarci con se (1 Gc 4,17). I testi  desiderano confermare l’importanza della nostra fede in Gesù. Una fede che modella la vita in accordo con il Regno di Dio che non è un futuro, ma un presente coerente con la Parola di Gesù. Non è possibile una fede senza Gesù e la sua parola.

In Dio mi rifugio (S 15)

La nostra vita cristiana ci rassicura. La fede è tutto. Ma in realtà, viviamo senza un appoggio e continuiamo a cercare cose che ci rassicurino ancora di più. E perciò preghiamo : Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:nelle tue mani è la mia vita. ...  Io pongo sempre innanzi a me il Signore,sta alla mia destra, non posso vacillare” (S 15, 5 e 8). La fede ci porta all’esercizio permanente di ricercare Dio nella nostra vita. Per questo facciamo tante cose che possano rassicurarci. Ci sono persone che "benedicono" il corpo. Alcuni usano il testo di Paolo sull'armatura del cristiano: "Rivestitevi dell'armatura di Dio". Leggevano come una difesa per il corpo: “Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio.” (Ef 6, 13-17). Questo non è protezione per il corpo bensì è avere le condizioni per lottare contro il male  con la verità, la giustizia, la salvezza e la Parola di Dio. In ogni battagli il nostro rifugio è in Dio: “Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra” (S 15).

Resi perfetti

La lettera agli Ebrei ci offre una certezza per la nosra fede. Saremo salvi? Dove si fondano le nostre certezze e le nostre incertezze? Paolo usa il paragone tra Cristo Sommo Sacerdote e il sacerdozio nell’Antico testamento. Allora si offrivano molteplici sacrifici , non sufficienti a salvare. Cristo ha offerto un solo e unico sacrificio per il perdono dei peccati. Già siamo tutti perdonati: “Infatti, con un'unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati.Ora, dove c'è il perdono di queste cose, non c'è più offerta per il peccato” (Eb 10,14). Ed è già garantito il perdono. Viviamo la perfezione di Cristo poichè fummo redenti nella sua morte e risurrezione. Dobbiamo accogliere la grazia con gioia. Viviamo chiedendo un perdono che già abbiamo ricevuto. Basta approfittare e vivere la grazia della vita nuova conquistata da Cristo.

 

Letture: Daniele 12,1-3; Salmo 15; Eb 10,11-14.18; Mc 13,24-32







 
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