Pensare alla santità, articolo







nº 2121

Artigo

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

pensare alla santità

santità, cosa umana

Il tema della santità è molto vasto e diversificato. Il grande rischio è non raggiungere una spiritualità umana. La spiritualità è la manifestazione della santità di Dio in noi, nelle condizioni umane. I santi posti sull'altare, sono magnifici. Però non erano così nella vita di tutti i giorni. Erano umani. E in condizioni umane. Se non sei umano, non sei santo. Se andiamo a vedere i santi che sono sui nostri altari, sappiamo che erano persone straordinarie. Ma ci siamo dimenticati del loro essere umani. Erano persone normali. Avevano dei difetti, anche più di noi. Interessante il proverbio sui santi: “Vivere con un santo in cielo è una gloria. Vivere con un santo sulla terra è un'altra storia”. Siamo tutti umani. Cosa hanno di speciale? Cercarono di vivere la vita cristiana, lavorando per superare il male, dedicandosi a Dio in una condizione concreta. Avevano peccati, ma ancheconversione e la ricerca costante di Dio. Nel tempo, dopo la loro morte, i difetti scomparvero e solo l'azione di Dio rimase nella loro vita. Questi santi di cui parliamo meravigliosamente non erano esseri irreali. Ognuno aveva il suo modo di essere. Avevano  anche difetti e modi che ostacolavano. Ecco perché dobbiamo fuggire da certe spiritualità che annullano l'essere umano. Più umani, più capaci di vivere la grazia di Dio, che è stata fatta per gli uomini. Questo è essere santi. Ecco perché dobbiamo avere occhi spirituali per vedere Dio all'opera in queste persone

Spiritualità del cuore

Non è facile essere santo. D’altro lato è anche molto facile esserlo. Chi è il santo? Tu! Lui! Lei! Noi! Perchè viviamo la grazia di Dio nella nostra condizione. Vivere la grazia è avere la capacità di amare ciò che proviene da Dio.  Amare è il nostro voler bene. La prima esigenza è essere umani, perchè i nostri santi vivono in mezzo a noi. Gente della nostra gente. Chi è il santo? Guardiamo la gente che vive una situazione dolorosa della vita con semplicità, lotta e impegno. Immaginiamo una madre di famiglia nella battaglia per il pane quotidiano. Forse il marito è già morto. O un genitore che vede, con il cuore in gola, la situazione difficile. Non c’è da scrivere poesie sui poveri, è un rosario di dolore. Ma c’è nel cuore una gioia. Neppure si può pensare che il santo sia colui che vive protetto in un convento, che vive di preghiera, parole e bei vestiti. Certo anche lui. Ma cerchiamo gli uomini e le donne che sono come Gesù. Gesù non fu accolto perchè era più che umano. Abbiamo belle immagini di Gesù, ma l’uomo di Nazaret era umano. Perciò la spiritualità deve essere all’atezza del cuore umano, cioè a portata della gente. Nella storia abbiamo santi per tutti i gusti. Ciò che Gesù presenta è una spiritualità vissuta; le beatitudini. Quelli che sembrano stravaganti sono stati creati così dalla fantasia popolare.

Spiritualità delle mani

I santi ci coinvolgono a vivere quello che hanno vissuto loro cercando Gesù e i fratelli. Non incontriamo santi  che siano stati lontani dalla gente. Anche se erano di classe alta, sapevano cercare i poveri.  Una santità cercata con le mani stese verso i fratelli. Bisogna aver cura dei poveri, ma anche avere un cuore povero, aperto ai bisogni di tutti. Gesù riassume questa verità nelle parole dell'Ultima Cena: «Io sono in mezzo a voi, come colui che serve» (Lc 22,27). Più che dare cose, donarsi nel servizio a chi ha bisogno. Questo servizio coinvolge l'intera vita della società. Se fa bene alle persone, è vita spirituale. Non c'è timbro  nè etichetta.







 
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