La misericordia di Dio si estende a tutti ed è attenta a ciascuno. La fede ha una dimensione profonda di gioia. Tutto è festa!

nº 2116

Omelia 30 domenica T.O. (24.10.21)

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

Che io veda

l'uomo che implora

La Parola di Dio presenta il miracolo di un cieco che implora la guarigione e, guarito, segue Gesù. Cieco e mendicante! Troppa miseria in un uomo. È l'espressione di un mondo bisognoso e perso nelle sue disgrazie, senza vedere, senza avere. Possiamo dire che questo cieco rappresenta l'oscurità del mondo e il dolore della miseria. Il mondo soffre. E non c'è via d'uscita. Bartimeo chiede chi sta passando. Quando gli dissero che era Gesù, chiese pietà. Gli dicono di stare zitto e lui urla più forte. Gesù lo chiama. La sua misericordia si estende a tutti, ma è attento a ciascuno. Non tratta le persone come massa. C'è un bel dialogo: “Cosa vuoi che io faccia per te? Maestro, fammi vedere!” "Vai, la tua fede ti ha guarito!" (Mc 10,51-52). Riacquistò la vista e seguì Gesù. Il miracolo ci porta a comprendere che dobbiamo seguire Gesù che dobbiamo gridare dal profondo della miseria perchè Egli è il Redentore di tutti. Cercare Gesù è già cominciare a vedere. Il risultato della fede è seguirLo. Questo processo è il modello di salvezza del mondo. Sentire la propria situazione, ascoltare Gesù che passa e gridare a Lui. Solo in Gesù abbiamo la salvezza. Ci sono due atteggiamenti nelle persone: soffocare le grida dei sofferenti e rendersi sordi di fronte a tutte le sofferenze. E aiutare ad incontrare Gesù. Esultare: “Coraggio! Alzarsi! Gesù ti chiama”! (Es 49). La comunità ha una missione molto grande quella di incoraggiare le persone a incontrarLo. La liberazione viene sempre da Dio. Leggiamo in Geremia 31,7-9 la bellezza della liberazione del popolo. E il Salmo 125 racconta la meraviglia della liberazione. È una gioia.

Liberazioni

La Parola di Dio è incoraggiante. Anche nei momenti peggiori c'è un raggio di luce che accende la speranza. Nello scoraggiamento del popolo, i profeti lo animavano a cercare il Signore, che è sempre pronto a liberare. Leggiamo nel Salmo 106 (107). che ritrae molto bene il popolo che, nei suoi peccati, va fino in fondo al pozzo ma  “Gridarono al Signore nell’afflizione ed Egli li liberò dalle loro angustie” (S 106,6). La prima lettura racconta la liberazione del popolo schiavizzato nei 70 anni di esilio. E, meravigliosamente, Dio lo libera. Le misericordie di Dio sono sempre sommamente superiori alle debolezze umane.  Basta vedere che, per liberare il mondo dal male, non ci ha inviato un angelo, cosa che già sarebbe buona, ma ha inviato suo Figlio. Dio ripaga con giustizia e lascia anche dei grandi suggerimenti. Dio magnifico. «Tra i pagani si diceva: "Meraviglie ha fatto per loro il Signore"» (Salmo 125). Genera gioia. Il cieco si tolse il manto, balzò in piedi e andò da Gesù. La fede ha una dimensione profonda di gioia e non un perenne senso di colpa. Nella Messa Antica si recitava un salmo che diceva: «Salgo all'altare di Dio, Dio della mia gioia» (Sal 43,4). Tutto è festa. Ricordiamo la parabola del Padre buono e del figlio perduto. “facciamo festa, perché questo mio figlio era perduto ed è stato ritrovato” (Lc 15,32). La verità, per quanto seria possa essere, è motivo di gioia.

Cristo intercessore

La Lettera agli Ebrei ha colto il mistero dell'incarnazione che permea l'intera vita di Cristo. Descrive il sacerdozio di Cristo di fronte al popolo: «Il sommo sacerdote è tolto al popolo e istituito per gli uomini» (Eb 5,1). Riconosce che Cristo vive la fragilità. Non è un peccatore, ma accoglie il peccatore. «Sa avere compassione di coloro che sono nell'ignoranza e nell'errore, perché egli stesso è circondato dalla debolezza» (Eb 5,2). La tentazione non è stato un momento della tua vita. Era sempre presente: “Mio Dio, perché mi hai abbandonato”? (Salmo 21,3). La fede che ci ha salvati nasce dalla forza che abbiamo in Dio.

Letture: Ger31,7-9; Salmo 125; Eb 5,1-6; Mc 10,46-52