Il salmo 31 di questa domenica, nel contesto della guarigione del lebbroso, ci invita a manifestare a Gesù la nostra situazione dolorosa di male. Il peggiore dolore è quello che la gente tace e non cura. E questo uccide. La lotta contro il male e il peccato sembra essersi stancata. Non serve più. Siamo arrivati al punto di dire che il male è giusto, il giusto è sbagliato. In ogni modo l'errore viene applaudito e imposto agli innocenti.
nº 2040
Omelia 6^ domenica T.O. (14.02.21)
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
Siate miei imitatori
Lo voglio! Guarisci
Gesù continua il suo cammino di evangelizzazione. Insieme alla verità Egli manifesta la compassione del Padre. Il lebbroso arriva vicino a Gesù e dice: “Se vuoi puoi purificarmi”. Gesù pieno di compassione, stese la mano lo toccò e disse: Lo voglio! Sii purificato. Quando dice di aver provato una grande compassione, usa il verbo che indica il movimento dell'intimo, il coinvolgimento dell'amore interiore, proveniente dalle viscere come una madre amorevole prova per i suoi figli. In questa scena c’è qualcosa di non percepito. Gesù tocca il lebbroso. Però alla fine del testo si dice che: “Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte” (Mc 1,45). Perchè nel toccare il lebbroso Egli ne contagia il male, e Si pone volontariamente fuori dall’assemblea orante del tempio o della sinagoga. A causa della legge sulla lebbra Egli viene coinvolto dalla stessa condizione del lebbroso davanti alla legge. Il lebbroso d’accordo con la legge del Levitico (13-14) doveva portare vesti strappate e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore, e gridare: "Impuro! Impuro!", e resta impuro finchè è malato, restando separato fuori dai luoghi abitati. Soltanto il sacerdote era autorizzato ad esaminarlo ed emettere il decreto di guarigione. Gesù si impone questa situazione nel toccare il lebbroso. Gesù non soltanto si consegna alla croce, ma si compromette con la situazione di ogni sofferente e peccatore. Sempre mescolandosi con loro. Perchè lo criticavano? Perchè si mescolava, appunto, con i peccatori. Si faceva uguale (Lc 15, 1-7). Non sono i sacerdoti che liberano Gesù dalla sua esclusione, ma il popolo che lo va a cercare nonostante le prescrizioni della legge.
La lebbra del male
Il salmo 31 è una bella espressione della situazione dell’uomo peccatore, la sua decisione di cambiare vita e lodare Dio per il perdono ricevuto. Stimola a non essere come l’asino a cui si devono mettere le briglie. Il peccatore dice: “Finché ho taciuto, le mie ossa si consumavano tra i lamenti che facevo tutto il giorno..”. Il male fa soffrire. Corrode il cuore. “Così io dissi:confesserò il mio peccato”. Riconoscere il proprio peccato già è segnale di vittoria contro il male. Riconosce quanto ci fa bene il perdono di Dio. È come il lebbroso, che felice della vita riacquistata, annuncia a tutto il mondo il bene che gli ha fatto l’uscire dal suo peccato. Per questo: “O giusti, rallegratevi nel Signore. Esultate voi retti di cuore” (S 31). Questo salmo, nel contesto della guarigione del lebbroso, ci invita a manifestare a Gesù la nostra situazione dolorosa di male. Il peggiore dolore è quello che la gente tace e non cura. E questo uccide. La lotta contro il male e il peccato sembra essersi stancata. Non serve più. Siamo arrivati al punto di dire che il male è giusto, il giusto è sbagliato. In ogni modo l'errore viene applaudito e imposto agli innocenti.
Tutto per la gloria
La vita di grazia porta tutto nella sua forza redentrice. Niente nel mondo è male per principio. I cristiani erano circondati da accuse per ciò che mangiavano ... C’erano molti alimenti proibiti dalle leggi create dagli uomini. Paolo dice che tutto è buono, e “Fratelli, sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio”. Paolo si pone come esempio in questa situazione di proibizioni inutili: “Non scandalizzate nessuno”. Quello che facciamo può contribuire alla salvezza ma anche danneggiare il fratello. Così aveva imparato da Cristo che era rimasto fuori città, per non scandalizzare. Gesù condanna questa legislazione, ma insiste sul dovere di non scandalizzare i deboli.
Letture: Lev.13,1-2.44-46;S 31; 1Cor.10.31-11,1; Mc 1,40-45.
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