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Omelia 3^ Domenica T.O. 26.1.2020



Gesù è la luce che sorge dalle tenebre, e illumina ogni uomo

nº 1930

Omelia 3^ Domenica T.O. (26.01.20)

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

CONVERTITEVI

Una luce si leva

La Parola di Dio sollecita fortemente l’inizio della predicazione di Gesù, come l’uscita dalle tenebre di un mondo abbandonato. Gesù è la luce che sorge nelle tenebre e inizia il suo cammino monumentale quello di illuminare il mondo con una luce che non si spegne.  Dopo il battesimo e il deserto in cui è tentato dal demonio, Gesù è fortificato dall’amore del Padre e dalla Parola dell’Antico Testamento. riceve la notizia della prigionia di Giovanni. E ora viene il tempo definitivo. Gesù inizia il suo ministero in una terra mal vista: la Galilea. Questa regione di Israele sta nella frontiera con il mondo pagano.  E molti pagani vivevano nel territorio. Erano mal visti dai giudei fedeli di Gerusalemme.  Vivevano nella oscurità. Ad essi il profeta Isaia promette un futuro luminoso: “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; per coloro che abitavano nelle ombre della morte, una luce risplendette” (Is 9,1). È come uscire da una grande oscurità e rallegrarsene. Questa realtà si realizza in Gesù che è la luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. Il salmo spiega da dove viene questa luce: “Il Signore è mia luce e mia salvezza”. (26). Il Signore è sempre la luce.   Per questo Gesù dice di se: “Io sono la luce del mondo. Chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12). La luce è la vita. Per questo la conversione avvia verso la luce. Gesù proclama la conversione perché il Regno di Dio è vicino (Mt 4,17). Gesù e il suo Spirito costituiscono la luce che fa uscire le persone dall’oscurità. Andare verso la luce è accogliere il Regno che Gesù annuncia essere vicino.

Collaboratori della missione

Come annuncia la conversione Gesù riunisce anche i compagni per la missione. Un giorno Gesù dirà loro: “Lo Spirito Santo … mi darà testimonianza. E anche voi mi darete testimonianza perché siete stati con me fin dall’inizio” (Gv 15, 27). Stando con lui vivevano uniti. La chiamata di Gesù avviene sul bordo del lago, tra gli umili e forti pescatori. Sono chiamati per la stessa missione di Gesù: essere pescatori. Il lago significa il mondo; e la pesca, la missione di lanciare la rete della Parola. Essi stando sempre con Lui apprendono i suoi comportamenti e la sua mentalità per annunciare il Vangelo nella forza del Cristo. È quello che vediamo con Paolo, nella prima lettera ai Corinti: “Cristo non mi ha inviato a battezzare, ma a predicare la buona notizia della salvezza. Non però con sapienza di parola, affinchè la croce di Cristo non sia resa vana” (1 Cor 1,17). La missione di Cristo continua integrale nei suoi discepoli. Gesù invita affinchè anch’essi siano “pescatori di uomini”. Ha fatto un gioco di parole per annunciare loro la missione e che questa non si confondesse con l’attaccamento al gruppo. Non ammette divisioni o preferenze. Quello che si esige è che siano concordi: “Io vi esorto, nel nome del Signore Gesù, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e d’intenti” (Id 10).

Esigenza della risposta

Gesù chiama i primi discepoli nel loro ambiente naturale di lavoro. Ed essi rispondono prontamente: “Immediatamente lasciarono le reti e Lo seguirono”(Mt 4,20). Non fecero domande ne spiegazioni. Immediatamente accettarono. Il Regno di Dio ha fretta e chiede che i suoi non si lascino prendere dalle piccole cose ma lancino lontano le loro reti. La missione include ugualmente i comportamenti di Gesù: “Gesù andava per tutta la Galilea, insegnando nelle sinagoghe e predicando il Vangelo del Regno, curando ogni tipo di sofferenza e infermità” (Mt 4,23). Non bastano le parole, è necessaria la permanente  attitudine alla cura dell’essere umano totale. Per questo le nostre parole non convincono.

Letture: Is. 8,23b-9,3; S 26; 1Cor. 1,10-13.17; Mt. 4,12-23



 
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