Omelia 1^ Avvento 2019




Restare sempre vigili perché il Signore può venire in qualsiasi momento. E noi dobbiamo essere  pronti e desiderosi di andargli incontro. La preparazione non può essere soltanto una attesa ma una vita piena di opere buone.

nº 1914

Omelia 1^ Domenica Avvento

(01.12.19)

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

E’ ora di svegliarsi

Siate pronti

Nell’Avvento, l’Anno Liturgico continua la chiamata alla seconda venuta del Signore. Questo mistero stimola il cammino della Chiesa. In tutta la messa ripetiamo: “Vieni Signore Gesù”. Aspettiamo la sua venuta e ne siamo gioiosi. Gesù, quando verrà, ci troverà riuniti cantando le sue lodi? La fraternità è il campo fertile dove si alimenta la speranza della venuta del Signore. Non sarà un terrore, ma l’espressione  più profonda dell’amore di Dio che glorificherà i redenti da Cristo (Lc 21,28). La preparazione non è soltanto un’attesa, ma una vita piena di opere buone. Non basta la fede. Essa senza le opere è morta (Gc 2,17). È necessario attendere nella fede operante per la carità (Gl 5,6). Cerchiamo di essere preparati perché la sua venuta sarà improvvisa. Non leghiamo la seconda venuta soltanto a un fatto della fine dei tempi, ma essa è presente quotidianamente, nelle realtà della vita. Paolo dice: “Comportiamoci  onestamente come in pieno giorno” (Rm 13,13). Il comportamento che Paolo suggerisce si riferisce alle cose della vita: “senza gozzoviglie e ubriachezze, senza immoralità e dissolutezza, senza contese e gelosie” (Id). L’insegnamento più alto   cade sulle cose della vita. Vivere intensamente è  vivere in serenità nelle situazioni concrete della vita. Esiste la grande tentazione dell’ateismo pratico. Dio trova posto nelle cose della vita.  Ma Paolo insiste: “Questo voi farete, consapevoli del momento presente: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti” (Rm 13,11).

Rivestirsi del Signore Gesù

Paolo insiste su due termini: spogliarsi e rivestirsi: “La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno ... Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo” (Rom 13, 12-14).  Questo si realizza  quando con le buone opere andiamo incontro al Cristo che viene (orazione di colletta). Abbiamo dunque l’insistenza sulla seconda venuta di Cristo: “Al suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana egli portò a compimento la promessa antica, e ci aprì la via dell’eterna salvezza. Verrà di nuovo nello splendore della gloria, e ci chiamerà a possedere il regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa” (Prefazio). L’orazione del dopo-comunione sintetizza tutto l’insegnamento: “La partecipazione a questo sacramento, che a noi pellegrini sulla terra rivela il senso cristiano della vita, ci sostenga, Signore, nel nostro cammino e ci guidi ai beni eterni”. C’è sempre la tensione al presente e al futuro. Ricordiamo che la speranza è la virtù  che mette la fede nella pratica della carità.  Essa è certezza: “nella speranza noi abbiamo come un’ancora della nostra vita, sicura e salda, la quale penetra fin nell’interno del velo del santuario dove Gesù entrò per noi, come precursore ...” (Eb 6,19).

Trasformazione del mondo

Isaia ricorda l’attrazione che Dio eserciterà su tutti i popoli. Localizza il polo di attrazione sul monte del Signore (monte Sinai) che sarà il punto più alto del mondo. Ad esso accorreranno tutte le nazioni (Is 2, 2-3). Questo monte è Cristo e il suo Vangelo. Egli è colui che esercita tale attrazione.  Attrazione che non è soltanto spirituale ma trasformatrice: “I popoli trasformeranno le spade in vomeri e le lance in falci” (Is 2,4). Paolo  conclama: “spogliamoci delle opere delle tenebre e rivestiamoci delle armi della luce” (Rm 13,13). Un cristianesimo senza contenuto genera opere di morte. La trasformazione del mondo va dal cuore agli atteggiamenti. La fede può trasformare il mondo e preparare la venuta gloriosa del Signore. Il salmo ritrae l’anima dei pellegrini in cammino verso Gerusalemme, símbolo della città celeste.


Letture: Is.2,1-5;Salmo 121;Rm 13,11-14ª; Mt 24,37-44




 
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