Omelia 16^ Domenica T.O. 21.7.2019

Come è bello essere bene accolto!

nº 1876

Omelia 16^ Domenica T.O.

(21.07.19)

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

Accoglienti in Cristo

Saper accogliere

Conosciamo il quadro della Trinità di Rublev e il racconto della presenza di Gesù nella casa di Lazzaro, Marta e Maria. Gesù è presente come amico e ospite. Era amico e sapeva aprirsi al dialogo. Abramo , conforme a quanto narra il libro della Genesi (18, 1-10), è un esempio di ospitalità. Nel vedere passare tre uomini,  corre per accoglierli. Non erano parenti nè conosciuti. Abramo offre riposo e cibo ai tre pellegrini. L’accoglienza del fratello, del povero o dello straniero erano leggi fondamentali alla base della vocazione all’Alleanza. Accogliere per Gesù, non era solo un gesto sociale ma un gesto che ritrae i comportamenti che Dio stesso ha avuto con i giudei alla loro uscita dall’Egitto. Quando Mosè proclama le leggi per il suo popolo, appare molto chiara e necessaria l’accoglienza dello straniero. La legge esige che venga trattato bene perchè “Voi foste stranieri” (Es 22,1). La tendenza del popolo era invece l’esclusione. Gesù realizza diversi miracoli per gli stranieri eloggiando la loro fede: “Non ho mai incontrato tanta fede in Israele” (Mt 8,11). Approfondendo la tematica dell’accoglienza, occorre ricordare il nostro impegno cristiano. Siamo invitati ad accogliere Gesù e il suo insegnamento. Chi accoglie uno di questi piccoli accoglie Me (Mt 18,40). I poveri più che una comunità o buoni luoghi, desiderano il rispetto dovuto a ogni uomo. Stiamo ospitando Gesù. Egli risponde a Marta che lo avvertiva su sua sorella che non l’aiutava e voleva stare solo con Lui, ascoltanto, accogliendo. Gesù privilegia il momento dell’incontro di chi accoglie Lui e la sua Parola. Le opere sono fondamento dei beni spirituali che vorremmo offrire a Dio

Ospitare la carne di Cristo

Siamo chiamati a ospitare il Cristo nella nostra casa. Non soltanto in una residenza, ma in uno scambio di vita. Abramo accolse i misteriosi personaggi e li servì. Gesù fu accolta in casa di Marta e Maria. Gesù ode il richiamo di Marta che privilegiava i lavori di casa anche se stava preparando il pranzo per Gesù. La Parola di Gesù trasforma il lavoro quotidiano in un incontro con lui. Paolo ci da una visione molto profonda a partire dalla sua partecipazione attraverso le sofferenze: “Mi rallegro di quello che ho sofferto per voi e cerco di completare nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, in unione con il suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,26). Il corpo sofferente del Cristo continua a convocarci per lasciare che Egli ci unisca a Se. Questa nozione di Corpo di Cristo, che  è la Chiesa, spiega la nostra unione a Cristo. Uniti a Lui passiamo attraverso le sofferenze. Questa unione non si da solo in modo spirituale, ma anche fisicamente. Le sofferenze arrivano veramente nella vita del fedele. Ci sono molti cristiani che non comprendono il perchè c’è la sofferenza. Pensano: “Se sono buono, vivo bene la fede e la vita della Chiesa, perchè avvengono le sofferenze e non siamo ascoltati da Dio? Ma Lui parla, e noi lo ascoltiamo?

Paolo si rallegra nel soffrire per Cristo

Il salmista ci porta a valorizzare l’aspetto della abitazione di Dio in noi. Domanda: “Chi dimorerà nella casa del Signore?” l’abitazione di Dio in noi è il processo della Incarnazione che Cristo ha vissuto e apre a noi affinchè viviamo nello stesso modo: “Spogliandoci dell’uomo vecchio, passiamo a una vita nuova” (Orazione). Chi dimorerà nella tua casa, Signore?”. Il salmo descrive le esigenze: giustizia, rispetto verso il prossimo. Gesù nella casa di Marta, ritrae le nostre famiglie e i loro problemi. Il rispetto all’altro, non schiavizzato. È necessario sedersi per ascoltare il Signore. Dopo si farà il lavoro . Cristo valorizza l’essere uniti per accogliere la Parola di Dio nell’ambiente in cui viviamo.

 

Letture:  Gn. 18,1-10; Salmo 14; Col. 1,24-28; Lc.  10, 38-42




 
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