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Omelia Solennità di Cristo Re 25.11.2018



Il Regno di Dio non si esaurisce in questo mondo

nº 1808

Omelia Solennità di Cristo Re (25.11.18)

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

Regno di Verità

Regno di Dio

L’acclamazione “Viva Cristo Re”, emerse nel secolo XX come risposta alla incredulità generalizzata e alla valanga di ideologie anti-cristiane. È come dire: “noi abbiamo il nostro Re”. Per dar forza al cristianesimo, Pio XI, l’11.10.1925 istituiva la festa per l’ultima domenica di ottobre. In Messico, all’inizio del XX secolo, lo Stato mosse una grande persecuzione ai cristiani. “Viva Cristo Re” era il grido dei cristiani che venivano uccisi. Di essi abbiamo già diversi santi martiri, incluso giovani. Questo nome di Cristo Re ricorre in tanti luoghi. Nelle parrocchie ci sono gruppi di bambini  vestiti di bianco con nastro giallo sono i “cruzadinhos” che si salutano con l’acclamazione “Viva Cristo Re!”. Nella riforma liturgica questa festa perse il carattere sociale per assumere un nuovo posto nell’ultima domenica dell’anno liturgico. È il Cristo glorioso per il quale cammina l’universo (Ef 1,10), come leggiamo anche nell’Apocalisse (11,5-8). Il Regno di Dio non è di questo mondo, vuole dire,  che non si esaurisce nella dimensione umana. Il termine “di questo mondo” significa  che non si paragona nè si mette in concorrenza con l’impero romano, come dice Gesù davanti a Pilato. Il pericolo di questa festa è, quando si usano termini mondani, equipararsi  e avere aria di autoritarismo. Invece esso deve assumere il  vero senso che può riferirsi a Gesù Cristo è cioè avere il potere di servire come  lui ha fatto in Croce. Il Regno di Gesù non è di questo mondo, ma esiste per servire il mondo e trasformarlo.

Testimonianza della verità

“Tu l’hai detto: Io sono re. Per questo sono nato e sono venuto nel mondo: per dar testimonianza alla verità. Chiunque è della verità ascolta la mia voce. Gli risposte Pilato: Cos’è la verità?” (Gv 18, 37-38). Gesù si identifica con la verità: “Io sono la via, la verità, la vita” (Gv 14,6). Questa identificazione dimostra la missione di Gesù che è venuto come Parola del Padre per condurci e vivere la Vita. Rispondendo a Pilato Gesù disse di essere venuto per dare testimonianza alla Verità. Il Padre è veritiero. Il Padre mostra Gesù che è la Verità, perchè è uscito dal Padre. Essendo la Parola del Padre, ha mostrato che Dio è veritiero. E chi Lo riceve vede la gloria di Dio: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare tra noi, e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di Unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità” (Gv 1,14). Gesù è venuto a mostrare il Padre. Lui e il Padre sono uno (Gv 10,30). Chi ha visto me ha visto il Padre (Gv 14,9). Nel dire “dare testimonianza alla verità” mostra chi è il Padre e cosa vuole il Padre. “Parlo di ciò che ho imparato dal Padre mio” (Gv 8,38). Rivela la sua identità con il Padre, con la sua Parola  e come sua azione in quanto “il Figlio, da sè non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa” (Gv 5,19). Gesù è la Verità del Padre. Nel manifestarsi rivela il Padre. Chi lo accoglie accoglie il modo di vivere nella verità (3 Gv 12). C’è unità tra Gesù e il fedele: “chiunque è dalla verità ascolta la mia voce” (Gv 18,37).

Egli ci ha liberato

Gesù ha due nemici: i romani, che non vogliono liberatori, e i giudei che non vogliono liberatori della propria fede mal compresa. Per questo è portato a Pilato. La Verità libera dal falso cammino che non conduce alla Vita. Libera dalla politica perversa che usa l’essere umano per il profitto personale e non per promuovere la vita. Questo esiste nella società civile e religiosa. La verità vi farà liberi (Gv 8,32). Perchè la Chiesa ha paura della libertà? Perchè non ha forza per insegnare la verità. La verità della parola di Gesù spaventa Pilato e mette alla prova la nostra coerenza di fede e di vita. Una vita senza fede è una menzogna istituita, perchè nega l’essere umano nella sua dimensione essenziale che è quella spirituale.

 

Letture:Dn. 7,13-14; Salmo 92;Ap. 1,5-8;Gv 18,33b-37.




 
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