Omelia 25^ dom. T.O. - 24.9.2017



Cercate il Signore mentre si fa trovare, invocatelo mentre è vicino

nº 1686

Omelia 25^ domenica T.O.

(24.09.17)

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

Il Signore è buono

Accogliere una chiamata

Il vangelo di questa domenica vuole risolvere una domanda che c’era tra i primi cristiani venuti dal giudaismo e i cristiani venuti dal paganesimo. I giudei erano gelosi e invidiosi dei cristiani che venivano da molti popoli  e si consideravano uguali a loro, accogliendo la vita di comunità. I giudei, da secoli seguivano il Signore e volevano una superiorità nella comunità cristiana su coloro che solo ora accoglievano il Regno. La parabola ci mostra che il lavoro della semina richiede operai per il raccolto. Nel sistema di allora, chi desiderava un lavoro, si metteva in luoghi convenuti in attesa delle persone che richiedevano un lavoro e li assumessero. Con la venuta di Gesù, altri popoli cominciano ad essere chiamati e rispondono, questi sono gli operai dell’ultima ora. La riflessione tocca un punto importante: conoscere Dio. Per questo dice il profeta Isaia: “Cercate il Signore mentre si fa trovare, invocatelo mentre è vicino” (Is 55,6) . Gesù  chiama, ma chiede l’apertura a coloro che l’accolgono. Ma è dura la sintesi che Gesù fa di questo testo: “Gli ultimi saranno i primi e i primi saranno gli ultimi” (Mt 20,16).  I cristiani venuti dal paganesimo accoglievano il Vangelo con gioia e  vi corrispondevano con forza. Il cristianesimo tra i giudei di Gerusalemme e dell’Asia Minore restava invece chiuso.  Ricordiamo ancora un’altra parabola: “Il Regno vi sarà tolto e dato a un popolo che lo farà fruttificare” (Mt 21,43). Se non corrisponderemo, resteremo fuori. Questa parabola ci fa ricordare che questa situazione è molto comune nelle nostre comunità cristiane odierne dove alcune persone si sentono proprietarie delle abitudini e delle posizioni della comunità. Non accettano i cambiamenti.

La ricompensa che Dio dà

Nessuno lavora per Dio per una ricompensa. La ricompensa è poter ricevere la sua chiamata. Dio non ci paga secondo i nostri meriti, ma secondo la sua estrema bontà. Il grande salario che Dio dà è Lui stesso. Il salmo ci descrive chi è il Signore: “Misericordioso e pietoso è il Signore,lento all’ira e grande nell’amore.Buono è il Signore verso tutti,la sua tenerezza si espande su tutte le creature” (S. 144). Il nostro premio  e riconoscimento sarà il Signore stesso: “Siamo servi inutili, abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Lc 17,10). Non siamo inutili, ma possiamo sempre fare meglio. San Paolo sente il bisogno di “partire” per stare con Cristo. Questo  è il grande premio che aspetta.  Ma se è necessario andare o restare non sà, poiché stare con Cristo in Cielo o lavorare per lui sulla terra ha lo stesso valore (Fil 1,20 ss). E dice con forza: “Solo una cosa importa: comportatevi in modo degno del vangelo di Cristo” (Fil 1,27 a). La forza del Vangelo va al di là di qualsiasi retribuzione che possiamo avere. Abbiamo l’abitudine di sconvolgerci quando non ci riconoscono. Dio ci riconosce, e questo basta!

Per me vivere è Cristo

Quelli che lavorano nel Regno di Dio e accolgono il Vangelo come vita,capiscono bene questa frase di Paolo: “ Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia. Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno” (Fil 1,20-21). Cristo è il mio salario, la mia ricompensa! Questa scelta fondamentale per Cristo è la più importante della nostra vita. Senza essa non possiamo capire come vivere il Vangelo. Gesù finisce per essere una aggiunta alla nostra vita, e non è vita la nostra vita, così. Per questo abbiamo un cristianesimo fragile. Non siamo capaci di modellare la nostra vita su di Lui. Ma intanto possiamo fare il male e non assumere la vita comunitaria. Vivere Cristo è più che vivere!

 

Letture: Is. 55,6-9 ;Salmo 144;Fil. 1,20c-24,27ª; Matteo 20,1-16.




 
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