Home Pe. Luiz Carlos - Liturgia 2017 _ TUTTI I TESTI Anno A Omelia Corpus Domini e 11^ T.O. - 18.6.2017
Omelia Corpus Domini e 11^ T.O. - 18.6.2017



nº 1657

festa del Corpus Domini

e 11^ Dom. del T.O.

18.6.2017

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

Dio passa sulle nostre strade

Festa del Corpo di Cristo (Corpus Domini)

 

Perché facciamo questa festa? Quando si fa la processione di un santo portiamo la sua immagine per le strade riconoscendo che  questo ammasso di gesso veicola il caro ricordo di uno che è vissuto per il Signore. Dio è glorificato nei suoi santi. Quando siamo in processione con il Santissimo Sacramento, o Eucaristia,  questa non è un semplice ricordo, bensì è una presenza. Crediamo che l’Ostia Santa è il corpo e il sangue di Cristo. È Cristo vivo! Nel Giovedì Santo celebriamo l’istituzione dell’Eucaristia, sacramento di salvezza, perché è il Corpo e Sangue di Cristo che Si dà a noi con la sua Morte e Risurrezione. Nel giovedì del Corpus Domini celebriamo con la dovuta lode questo sacro mistero d’amore. Perché l’Eucaristia è amore?  Perché essa non è solo il Corpo e il Sangue del Signore, ma è memoriale d’amore con il quale Gesù si è donato a noi sulla Croce. Per questo è redenzione. Una  santa religiosa propose che si facesse questa solennità per manifestare pubblicamente l’amore che ci viene da tale grande sacramento. Se lo portiamo per le strade è perché sia riconosciuto e lodato degnamente. Nei secoli passati era un momento di gloria. Oggi in molte città si adornano le strade. In altri luoghi se ne è abbandonata la pratica e non ci sono segni festivi. Le case mettevano coperte e fiori alle finestre e nei balconi. Le liturgie attualmente hanno una dimensione piuttosto di partecipazione. Questo però non deve dispensarci dall’intensità di manifestare il riconoscimento della presenza di Cristo nel Sacramento dell’Eucaristia.  Ci sono molti modi di manifestarla. A volte vediamo che molti si stanno scordando che l’Ostia è Cristo vivo. Se fossimo fermi nella fede, il nostro comportamento sarebbe diverso. Rinnoviamo la presenza di colui che si è donato per noi.

Accogliere il Dio che passa

A partire dalla nozione di presenza, dobbiamo superare due aspetti: il timore dell’Antico Testamento di un Dio che è intoccabile e l’accoglienza, nel sacro timore, che accoglie con amore riverente. Non basta stare attenti soltanto al Dio che passa in una processione, che potrebbe non esistere, ma non si può dimenticare che il nostro Dio è un eterno viandante, sta sempre andando all’incontro di tutti. Egli arriva sempre per primo. Sarebbe una follia se Lo vedessimo dal vivo. Con questi occhi lo vediamo nell’altro, soprattutto nei bisognosi, non solo di beni materiali, ma anche di beni spirituali. Questa presenza richiede sempre più l’apertura al Dio che passa. Arricchisce molto sapere che in tutti i fatti e persone c’è sempre il Signore.  Questo  non ci disturba ne sconvolge. Gesù non è scomodo, come lo fu in vita per alcuni. La sua apparente prepotenza, che forse fa senso a qualcuno, non ha mai tagliato legami ne chiuso porte! Vediamo come trattò Giuda che lo tradiva, chiamandolo amico. Come ha accolto Pietro, così accoglie noi, sempre.

Tu porti Dio

Nella benedizione del Santissimo spesso facciamo dei canti. Cantiamo ma dobbiamo andare a fondo alle nostre espressioni. Infatti siamo portatori di Cristo. Ciò implica un approfondimento della fede nella presenza di Cristo nell’Eucaristia. Se l’Ostia per me, è qualcosa puramente materiale, non andiamo lontano nella nostra relazione con Lui. Se lo consideriamo come Persona, egli diventa sempre più una presenza. È una grande sfida superare la mera pietà che non si comprende più, per cercare il compromesso con una Persona che amiamo e che abbiamo coscienza che sta in noi e resta con noi. Non andare per il mondo come pecore smarrite senza pastore. Egli rimane in noi e noi in Lui. Portandolo, portiamo la Vita.

Letture: Dt 8,2-3.14b-16a; Sal 147; 1 Cor 10,16-17; Gv 6,51-58



 
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