Home Pe. Luiz Carlos - Liturgia 2017 _ TUTTI I TESTI Anno A Omelia 4^ Dom. Quaresima - 26.3.2017
Omelia 4^ Dom. Quaresima - 26.3.2017


Domenica di gioia che preannuncia la Pasqua. Guarendo il cieco Gesù ci mostra che Egli è Luce. Chi accoglie Gesù è illuminato e può fare chiaramente la sua professione di fede.

nº 1634

Omelia 4^ domenica quaresima

(26.03.17)

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

Cristo è luce

 

Io sono la luce del mondo

Tanto in Avvento come in Quaresima abbiamo una domenica della gioia. In esse vediamo i primi chiarori della festa che si approssima. Ecco dunque la quarta domenica chiamata “Laetare” (rallegratevi!) che ci indica la prossimità della festa della Pasqua. Siamo invitati a “correre incontro alle feste che vengono pieni di fervore ed esultando nella fede” (orazione). Spunta il sole all’orizzonte e i colori inondano il cielo nella gioia di un nuovo giorno. Continuiamo la tematica battesimale. Nel rituale del battesimo degli adulti siamo alla terza tappa. Gesù fa un miracolo assunto come simbolo del battesimo. È l’Illuminazione. Chi si prepara per il battesimo è illuminato da Cristo che è Luce. Notiamo che il cieco nato chiede da chi è stato guarito perché non conosce Gesù. La fede è gratuita. L’illuminazione porta all’atto di fede. Gesù fece il fango con la saliva e lo passò sugli occhi del cieco comandando di andare a lavarsi alla fonte chiamata Siloe, che significa “inviato”. Gesù è l’Inviato di Dio che lava gli occhi affinché vedano attraverso la fede. Prima di curare il cieco, Gesù si dichiara luce del mondo (Gv 9,8). La guarigione del cieco simbolizza che la cecità che impedisce di riconoscere Gesù, può essere curata accogliendoLo come l’inviato del Padre: “Io sono la luce del mondo, chi segue me non vedrà le tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12). La chiusura viene dall’autosufficienza. Gesù afferma: “Io sono venuto nel mondo affinché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi” (Gv 9,39). Affermare di vedere, pur rimanendo ciechi, cioè non illuminati da Cristo, rimane nel peccato e nella cecità.

 

Ora sono luce nel Signore

Nell’essere battezzati siamo illuminati e diventiamo “Luce nel Signore” (Ef 5,8). Questa illuminazione diventa uno stile di vita: “Vivete come figli della luce” (8). La luce ha i suoi frutti: bontà, giustizia, verità (Ef 5,9) e non si associa alle opere delle tenebre (11). Nel cammino battesimale, riceviamo l’acqua viva (vedi domenica passata), Cristo è la vita nuova (lo vedremo domenica prossima). Vivete come figli della luce insegna San Paolo. La quaresima, essendo memoria del nostro battesimo, ci conduce al rinnovamento della nostra vita di fede. La nostra luce deve risplendere. Il battesimo non è un rito da celebrare, ma una vita da iniziare. È una nuova nascita. Lavati e purificati dall’acqua, siamo illuminati dalla grazia salvifica che ci fa vedere le dimensioni della vita nuova nella novità di Cristo. Leggiamo qui il salmo 22. Egli è il Pastore che ci conduce. Porta l’acqua, il nutrimento e il riposo. Egli guida per cammini sicuri,  anche se si passa in valle tenebrosa. Questa è la gioia che da la fede: “Felicità e grazia mi saranno compagne per tutta la vita” (S. 22)

Dio vede il cuore

 

Gesù è l’Unto di Dio. David fu unto da Samuele per essere re al posto di Saul. È scelto tra i figli di Jesse. Non fu né la statura né la bella apparenza che impressionarono Dio in questa sua scelta. “L’uomo vede le apparenze, Dio guarda il cuore” (1 Sam 16,7). David era giovane e  dai begli occhi. Egli diventa l’unto del Signore. Così anche il Signore vede il nostro cuore e ci unge per la missione di essere luce, e per vivere come figli della luce. San Leone Magno dice ai battezzati: “Cristo, riconosce la tua dignità”. Nell’Eucaristia, per la Parola e il Pane di Vita siamo illuminati per essere luce del Cristo nel mondo. Il cieco unto da Gesù con il fango fatto di polvere e saliva. Nell’essersi lavato nella piscina di Siloe, che significa Inviato, ritornò che ci vedeva. Cristo è l’acqua che lava e purifica affinché si veda con chiarezza per fare la professione di fede in Lui: “Io credo, Signore” (Gv 9,38).

 

Letture: 1Sam. 16,1b.6-7.10-13ª; Salmo 22, Ef 5,8-14, Gv. 9,1-41






 
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