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Omelia seconda domenica di Quaresima 2017


Ascoltare la Parola è il processo che inizia in noi il rinnovamento per arrivare alla trasfigurazione

n.1630

Omelia 2^ Dom. Quaresima

12.3.2017

p. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

Visione della gloria

Purificare gli occhi della fede

Nella prima domenica di Quaresima contempliamo le tentazioni di Gesù. La presentazione delle tentazione ci fa sentire la fragilità di Gesù e l’insicurezza della vita cristiana. I discepoli vedendo la sofferenza e la morte di Gesù, avevano bisogno di contemplare anche la sua gloria per saper superare ogni sofferenza. Ora vivono la serenità della sua trasfigurazione. Stavano tanto bene che Pietro disse: “è bene per noi stare qui”. La nostra fede non è solo  passare dalle tentazioni ma “E’ gioia e pace nello Spirito Santo” (Rm 14,17). Questo vangelo mostra il futuro glorioso della Risurrezione, dopo essere passato  dalla dolorosa Passione. Gesù si mostra trasfigurato e glorificato.  Così saranno suoi discepoli. Un insegnamento del vangelo è la centralità di Gesù nel Nuovo Testamento: “Appaiono Mosè ed Elia a parlare con Lui” (Mt 17,3). Gesù d’ora in avanti sarà la Legge e la Profezia.. Non c’è nessun altro da ascoltare. Certamente i primi cristiani erano legati anche alla legge antica. Questo si nota nel desiderio di Pietro di costruire tre tende, cosa che vuol dire vivere ancora l’Antico Testamento. La Trasfigurazione è un avvertimento ai cristiani  che desideravano fare un cristianesimo con lo spirito dell’AT senza la novità portata da Gesù. Il Padre insegna che ora, chi parla è Gesù, il Figlio Amato. Per questo “ascoltateLo!”.  La vita cristiana è un processo di trasformazione. Purificare l’occhio della nostra fede (orazione). Cerchiamo la verità di Gesù, non possiamo fare un cristianesimo senza Gesù, basato sulle formule, idee e teorie. Cristianesimo è accettazione di una persona molto concreta che è Gesù. E’ Lui che deve orientare la nostra vita. Tutta la spiritualità deve partire dalla conoscenza di Cristo e dalla trasformazione della nostra vita nella sua.

Vocazione santa

La vita cristiana ha come vocazione la nostra trasformazione in Cristo. A partire dal momento in cui accettiamo Gesù, inizia la nostra trasfigurazione. Ciò che è successo a Gesù è figura della Risurrezione. La sua risurrezione nella nostra vita realizza questa trasfigurazione. Già partecipiamo sulla terra delle cose del cielo (dopo-comunione). Non viviamo una novità ma lottiamo come ha fatto Gesù. Egli ha sempre fatto ciò che il Padre gli chiedeva di fare (Gv 5,36). Soffriamo per il vangelo , come Paolo invita Timoteo: “Soffri con me per il vangelo, fortificato dalla grazia di Dio” (2 tm 1,8b). la sofferenza non è il dolore, ma l’impegno di crescere e trasformarsi in Cristo.  Il processo di trasformazione è interiore e silenzioso.  Dio agisce in noi nel silenzio del suo Spirito. Essa ci conforma a Cristo in modo da essere una rappresentazione vivente della sua persona e missione. Ogni agire sarà modellato a partire da questa esperienza personale. Non si dona totalmente chi non è totalmente trasformato.

Ascoltare il Figlio

Preghiamo: “Nutri il nostro spirito con la tua parola … affinché ci rallegriamo con la visione della tua gloria” (Orazione). La soluzione che l’evangelista Matteo suggerisce per superare la tentazione di tornare indietro è ascoltare la Parola del Figlio. Ascoltanto la Parola partecipiamo all’amore che il Padre ha per il Figlio, il Diletto. La trasformazione è realizzata dallo sforzo, ma anche dalla grazia. Questo è il frutto dei sacramenti che celebriamo, in modo particolare l’Eucaristia. “Questa offerta ci trasfigura interiormente per celebrare la Pasqua” (Offertorio). Celebrare la Pasqua in ogni Eucaristia è essere trasformato per continuare la missione di annunciare. Superata la prima crisi della Quaresima rappresentata dalle tentazioni, siamo stimolati  a celebrare con intensità la Risurrezione, preparandola attraverso la celebrazione dei sacramenti pasquali, Battesimo, Cresima ed Eucaristia

Letture: Gen. 12,1-4ª; Salmo 32; 2 Tim. 1,8b-10; Matteo 17,1-9




 
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