Omelia 15^ Dom. T.O. - 10.7.2016



Gesù ci dice che noi siamo il prossimo di chi ha bisogno

nº 1560

Omelia 15^ Dom. T.O.

(10.07.16)

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

Gesù il buon Samaritano

Gesù si presenta

Gesù mentre cammina verso Gerusalemme per adempiere il disegno del Padre, istruisce i discepoli. Succede che un uomo gli domanda cosa deve fare per meritare la vita eterna. Gesù domanda cosa  dice la legge in proposito. L’uomo risponde recitando il comandamento dell’amore a Dio e al prossimo. “Hai risposto bene”gli dice Gesù e l’uomo domanda: “chi è il mio prossimo?”. Gesù racconta così la parabola sull’uomo che scendeva da gerusalemme a Gerico e fu assalito, ferito e abbandonato lungo la strada. Passarono tre persone. Due di esse  erano importanti: il sacerdote e il levita. Guardarono e passarono oltre. Il sacerdote era colui che spiegava la legge e proclamava la carità. Il levita era invece il responsabile del culto. Il samaritano era un impuro per la sua condizione di eretico in rapporto a Israele. Ma egli non passò oltre. Si fermò, sentì compassione, soccorse l’uomo. Lo collocò sul suo cavallo e lo portò in una pensione,  ne ebbe cura e quando fu il momento di lasciarlo per riprendere il suo cammino lasciò del denaro perchè si continuasse a curarlo e promise di ritornare per completare il necessario. Il suo comportamento è lo stesso di Dio con il suo popolo. Gesù fa la domanda: “Chi è il prossimo dell’uomo che è caduto nelle mani dei briganti?” , “Colui che ha usato misericordia” fu la risposta dell’uomo. Questo quadretto ci ragguaglia circa la carità da usare con il nostro prossimo. Siamo il prossimo dei bisognosi

Gesù è il modello

Nella parabola c’è un insegnamento fondamentale per la vita cristiana, anzi  è più una spiegazione su quello che succederà a Gerusalemme. Diciamo che è la parabola del buon Samaritano. Il buon samaritano è colui che si fa prossimo di ogni persona. Gesù è il Buon Samaritano. I gesti di quell’uomo spiegano i comportamenti stessi di Gesù nel suo cammino di redenzione. Disceso dal Cielo, si è incarnato, ha sentito compassione dell’umanità caduta e ferita senza soluzione, ci ha presi nelle sue braccia e caricandosi della croce ci ha redenti, ci ha dato la vita. Egli si è fatto prossimo di tutti assumendo i nostri dolori. Per le sue piaghe siamo stati guariti (1 Pt 2,24). Il suo ministero di insegnamento e di culto non si identificava con il sacerdote e il levita che passarono a lato. Tutta la Parola conduce all’amore. Il culto sarà autentico solo se sarà accompagnato dalla carità, come leggiamo anche nei profeti. Nel chiudere la parabola Gesù domanda chi è il prossimo dell’uomo che fu ferito. Il maestro della legge risponde: “Colui che ha usato misericordia verso di lui” (Lc 10,37). Gesù non risponde e domanda chi è il mio prossimo, affermando che io sono il prossimo di ogni persona che soffre. Egli si è fatto il prossimo di tutti noi, assumendo su di se la nostra umanità peccatrice.

Va e fa anche tu lo stesso (Lc 10,38)

La comprensione della parabola sta in queste parole di Gesù: “Va e fa anche tu lo stesso”.  Per questo bisogna avere viscere di misericordia. È molto facile farsi una religione di facciata usando il culto  ne parole vuote . L’uomo  che ha provocato Gesà era un maestro della legge. Conosceva dunque la Parola di Dio. La religione vera è aver cura degli orfani e delle vedove nelle loro necessità (Gc 1,27). C’è una ricerca di piacere spirituale che non si sazia mai. La legge dell’amore non è distante da noi come qualcosa di impossibile o di riservato a pochi. Scendere dalle nostre false sicurezze e prendere il cammino di impegno totale come Gesù. Paolo ci mostra che questo Gesù che si abbassa, è Dio, capo di tutto. Ha assunto l’umanità per riconciliare a se tutte le cose (Cl 1,20). Non si può perdere di vista che siamo buoni non per gli incarichi che assumiamo nè per la sapienza che abbiamo, ma perchè abbiamo la capacità di essere prossimo di tutti. Questo ci darà la pace.

 

Letture: Deut.30,10-14; Salmo 18b; Col.1,15-20; Luca 10,25-37.





 
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