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Omelia Natale del Signore Gesù Cristo - 2015



nº 1503

Natale del Signore Gesù Cristo

(25.12.15)

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

Andiamo a Betlemme

1666 e il Verbo si è fatto carne

Dove c’è un bambino la vita rinasce. Nella Messa del Natale, così preghiamo. “O Dio che hai fatto risplendere questa notte santa con la chiarezza della vera luce” (colletta). La liturgia del Natale è molto ricca e offre ricchi insegnamenti sulla nascita di Gesù. Presenta i fatti e ci insegna a vedere in essi la benignità del nostro Dio che, per mostrare il suo amore, si incarna e nasce come un bambino. Vedere il Dio Bambino, gettato sulla paglia di una mangiatoia è vedere la più grande liberazione dell’umanità. Quale libertà maggiore che cominciare la salvezza del mondo senza la minima pretesa, nascendo nella semplicità?  È una scuola bellissima. Il Dio della nostra fede offre amore e non lo impone. Non abbiamo il coraggio di accogliere il Dio che nasce come un bambino. Ma è fondamentale, perché è così che tutto è cominciato. Sono corsi fiumi d’inchiostro per spiegare i misteri di Dio. Dio stesso ha dato solo un annuncio: “Incontrerete un bambino appena nato avvolto in fasce, in una mangiatoia” (Lc 2,12). Sulla paglia di una mangiatoia. Tutto indica che, se ritorniamo a Betlemme, là tra gli animali, potremo comprendere le delicatezze dell’amore di Dio. Tutto ciò di cui parliamo è certo, ma lasciamo a lato la tenerezza dell’amore. Giovanni, nel suo vangelo, si incanta con questo mistero  e dice che “il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Abitare va più in là di vivere. Dio si è fatto vita come quella della gente che Lo cercava. In tutto è umano, eccetto il peccato (Eb 4,15). Valorizza l’essere umano rendendolo capace di possedere quello che è di Dio. Così è Gesù, Natura Umana e Divina. La scena del presepio deve impregnare i nostri cuori

1667 A Coloro che Lo accolsero...

I pastori sono i primi visitatori. Tra loro si forma la grande massa dell’umanità che vive le stesse condizioni e accoglie con la stessa gioia Colui che viene a rispondere a tutte le sue speranze. Il canto degli Angeli si unisce all’incanto dei pastori.  Da lontano, tutto è tanto bello. Da vicino tutto tanto semplice. Dopo che gli Angeli lasciarono i pastori, essi si dissero: “Andiamo a Betlemme e vediamo  ciò che è successo e che il Signore ci ha dato di conoscere” (Lc 2,15). Videro come fu loro annunciato e raccontarono tutto quello che avevano udito riguardo al Bambino. “Maria conservava tutte queste cose e le meditava nel suo cuore” (19). Coloro che accolgono Gesù fanno dentro di loro un lavorio, di ciò che hanno ricevuto con gesti e parole,  che trasforma la vita. Per questo i pastori tornarono glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano visto e udito. L’accoglienza si fa nel cuore  dopo aver contemplato i fatti. Questo è il cammino della fede: credere è accogliere e portare nel cuore

1668 ricevettero la grazia

Parteciperemo della salvezza che Gesù ci ha portato soltanto se accogliamo il suo modo d’essere: umiltà e gioia. Andiamo a Betlemme. Non c’è bisogno di comprendere. Il mistero non si comprende, si accoglie. Basta fare come ha fatto Lui. Ci sono due cammini, come ha fatto Gesù: abbandonò la sua divinità per andare all’incontro dell’altro. Per questo ha assunto l’umanità, la semplicità e la tenerezza. L’accoglienza è la fonte di tutte le grazie, come ci scrive Giovanni: “dalla sua pienezza abbiamo ricevuto grazia su grazia” (Gv 1,16). Grazia è il grande abbraccio di Dio che Si abbassa per mostrare la sua tenerezza che è  espressa nella persona e nei gesti di Gesù. Natale è grazia. Senza Gesù non c’è grazia. Torniamo a casa incantati dalla grazia di Dio che si è manifestata in Gesù.





 
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