Omelia 12^ Dom. T.O - 21.6.2015


Giobbe fu capace di vincere il male per la sua fede in Dio. La lettura del libro di Giobbe è un inno alla grandezza di Dio e al riconoscimento della sua presenza anche attraverso la sofferenza.

nº 1450

Omelia 12^ domenica T.O

(21.0615)

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

L’amore di Cristo ci spinge

La paura di avere fede

Dopo aver terminato la parabola sulla crescita silenziosa del seme e sulla sua potenza di crescita, spiegando che così è anche il Regno di Dio, Gesù comanda ai discepoli di portarlo sull’altra riva. Gesù insegna dalla barca, perchè c’era una grande moltitudine di gente. Durante la traversata viene una tempesta. Il lago non è grande, ma le tempeste sono pericolose. Questo ci fa entrare nella riflessione del potere di Gesù sulla furia della natura, sulla furia del male che dominava l’uomo indemoniato posseduto da una “legione” (leggione è il nome di una parte dell’esercito romano composto da 6.000 soldati). Poi Gesù guarirà una donna sofferente e risusciterà una bambina. Così mostra tutta la forza che ha contro il male. Il nemico deve essere vinto: il male, la sofferenza , la morte, la fame, l’incredulità, il demonio e la natura creata quando si manifesta con fenomeni pericolosi per l’uomo. Nel mare mostra la sua potenza come inviato di Dio per il rinnovamento del mondo calmando la tempesta. Gesù vince il male per riconquistare il mondo e consegnarlo a Dio. Dio domina il caos del mondo della creazione (Gn 1, 1-4). Gesù mostrerà ai discepoli la sua vittoria contro ogni male quando Egli stesso si immergerà nelle onde della morte. Quando i capi del suo popolo commemoravano ciò che ormai era arrivato al termine, Gesù , sulla barca, faceva tacere le potenze del male e della morte. Giobbe fu vittima del male, ma non resterà imprigionato nel dolore, infatti fu capace di vincere la sofferenza con la sua fede in Dio. I discepoli gridano a Gesù che dormiva ed Egli calma il mare e fa tacere la tempesta.

Abbiamo visto i prodigi di Dio

La lettura del libro di Giobbe è un inno alla grandezza di Dio e al riconoscimento della sua presenza attraverso la sofferenza stessa. Giobbe riconosce la sua fragilità e domanda a Dio. Dio non è la causa del male. La fede non impedisce la nostra debolezza, ma ci fortifica. Dio dice a Giobbe che Lui ha il potere su tutte le cose e questo potere scorre forte in noi. Il salmo racconta Dio che soccorre chi a Lui si rivolge nella sofferenza, poiché è atteso in modo meraviglioso. Sappiamo che, quando chiediamo, ancora prima di aver terminato di chiedere, già  sorge la gratitudine sulle nostre labbra. Ma anche vediamo che non sempre riceviamo ciò che chiediamo! Dio sa quello di cui abbiamo bisogno ancor prima che glieLo chiediamo (Mt 6,8). Possiamo dire che Dio dà molto di più di quello che chiediamo.  Quello che succede è che non speriamo o non sappiamo capire le risposte di Dio. Gesù ha chiesto ed è stato esaudito molto di più di quello che chiedeva: “Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito.Pur essendo Figlio, imparò l'obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono” (Eb. 5, 7-9). Questo testo insegna che chi non riceve la grazia è per mancanza di fede

Conosciamo solo a partire dalla fede

In mezzo alle tempeste e bonaccie della vita, Paolo descrive il mistero cristiano: “Poiché l'amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti muoiono” (2 Cor 5,14). Cristo è morto per tutti. La nostra morte in Cristo non ci uccide, ma ci fa vivere una vita differente: “Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro” (15). C’è un solo modo di conoscere le persone: attraverso Cristo. “Chi è inCristo è una nuova creatura. Le cose vecchie sono passate” (17)

 

Letture: Giobbe 38,1.8-11;Salmo 106; 2Cor. 5,14-17; Marco 4,35-41





 
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