omelia del Sabato Santo 2015


nº 1427

Articolo

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

Il Re dorme

1552. Una poderosa nube ci ha ricoperti

La liturgia delle ore del Sabato Santo - ufficio delle letture, presenta una omelia del IV secolo, di un autore sconosciuto. Riflette il movimento della vita, o meglio, dalla morte di Gesù, il tempo in cui è rimasto nel sepolcro. Il Sabato Santo sembra restare fuori della nostra riflessione.  Non è una vacanza. Vivere questo giorno è riprendere il silenzio di Cristo morto e sepolto. Il silenzio sacro non è a causa della morte di Cristo, ma a causa di noi stessi che entriamo in questa nube misteriosa che è il silenzio di Dio. Fare silenzio non è far tacere i sensi, ma spogliarsi di tutto ciò che ci impedisce di accogliere Dio nella nostra vita. È entrare nella nube della presenza misteriosa di Dio. Cristo morto nel sepolcro si consegnerà totalmente al Padre,  come dirà sulla croce: “nelle tue mani consegno il mio spirito”.  Per questo ha l’energia di risorgere, perchè chi Lo risuscita è il Padre al quale si è consegnato, non considerando la morte come un fine.  Lo spogliarsi di se stessi ci porta sempre  ad aprirci, a  cercare di ascoltare. In questa condizione l’agitazione non arriva al cuore . Gesù morto non è solo un fatto, ma un momento di vivere la fede: “Ha patito sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto, discese agli inferi”. Siccome è un dato di fatto, corrisponde a un modo di vivere. Dormire può anche significare riposare. Con la vittoria di Cristo la morte non è più un fine, ma un passaggio. Accompagnare il Cristo nella sua sepoltura è entrare nella sua relazione di consegna a Dio. Gesù lo spiega quando insegna ad amare Dio e il prossimo. Questo è il modo di far morire l’egoismo e entrare nella nube dove agisce Dio. È certo che fare silenzio è anche un risultato. Poche cose saranno necessarie per chi vive il silenzio di Gesù. Il Signore  assorbe la nostra attenzione  e noi ci occupiamo di Lui.

1553.  Svegliati o tu che dormi

Nella nostra preghiera del Credo si pregava “discese agli inferi”. Non si tratta però dell’Inferno, ma della condizione dei giusti che aspettavano la Risurrezione. Gesù entra in quella condizione per mostrare che la redenzione è per tutti, anche per i giusti che  morirono prima di lui. In questo senso il testo citato parla di incontro di Cristo con Adamo, simboleggiando tutto l’essere umano. Cristo è la Vita dei morti.  I quadri che mostrano questo momento di Cristo fanno esplodere le porte  che impedivano l’entrata nel Regno della Gloria. Uscendo dalla dimora dei morti entrano in quella eterna, il Cielo. Sono aperti i tesori di tutti i beni e il Regno dei Cieli preparato per l’uomo da tutta l’eternità. Questo si perse per il peccato, ma si è riacquistato con la grazia della Risurrezione. Anche a noi è diretto l’avvertimento “svegliati tu che dormi... e Cristo ti illuminerà” (Ef 5,14).

1554 . La notte del Passaggio

La notte non è oscura nel nostro cuore. Per questo è necessario entrare nell’oscurità della nube della presenza di Dio e risvegliarci a Lui.  I giudei passarono la notte della vigilia di Pasqua pronti per partire per la liberazione, videro a loro volta la morte dei primogeniti egiziani. Il silenzio della morte che regnò, ora regna come un silenzio di vita nella attesa della Risurrezione che ci dà la vita nuova. La bella simbologia della Risurrezione inizia con la cerimonia del fuoco nuovo che, simbolo del Cristo risorto, illumina le tenebre della nostra mente. Il silenzio grandioso della morte continua nel silenzio del Risorto. Egli si manifesta senza rumore aprendo i cuori dei discepoli alla fede e alla  forza dello Spirito che è silenzioso. La Pasqua ci invita a non perdere di vista il Dio che si manifesta nella brezza leggera. Anche nel rumore del mondo, il cuore che conserva la pace e il silenzio  sarà in condizione di vedere il Risorto





 
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