Omelia 1^ Dom. Avvento - 30.11.2014


Nella prima parte dell’Avvento riflettiamo sull’attesa della fine dei tempi che deve essere vissuta nella vigilanza. Riflettiamo sulla venuta improvvisa di Gesù. Noi non manchiamo di nessun dono e la forza non dipende solo da noi, egli ci darà la perseveranza. E il momento della grazia è questo, è ora il momento favorevole per prepararci  nella vigilanza e nella speranza.

nº 1392
1^ Domenica di Avvento

(30.11.14)

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

Nostro Padre e redentore

E’ venuto a portarci la Salvezza

 

Iniziamo il tempo d’Avvento. La parola Avvento significa venuta. Dio viene ad incontrarci per offrire la salvezza che è la vita piena. La liturgia continua il tema della vigilanza. Non si tratta di essere preoccupati, ma occupati con  ogni opera buona. Il nostro presente è in tensione permanente verso la fine dei tempi. Il fatto di non conoscerne la data, è uno stimolo a vivere bene ogni tempo. È come dice il Vangelo: “Vigilate, perchè non sapete quando il padrone di casa ritornerà... perchè non giunga all’improvviso trovandomi addormentati ... quello che dico lo dico a tutti: Vigilate!” (Mc 13, 35-37). L’attesa non  blocca la vita ma l’arricchisce. Il tempo che ci è dato è tempo di salvezza. La fragile condizione umana è una supplica affinchè Dio venga a ripararla. Leggiamo: “Ah! Se si aprissero i cieli e discendesse” (Is 63, 19b). Nella sua sofferenza, anche avendo coscienza del proprio peccato, il popolo grida a Dio, perchè solo Lui può riparare il male: “Tu sei adirato perchè abbiamo peccato” ... “Siamo divenuti tutti come una cosa impura e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia: tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento” (Is 64, 4-5). Ma nella sua profonda miseria grida per essere salvato e ha fiducia: “Tu sei nostro Padre, il nostro redentore, eterno è il tuo nome” (Is 63, 16b) ... la fiducia viene dalla certezza della sua benevolenza: “Orecchio non ha sentito, occhio non ha visto che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui.” (Is 64,3). Dio ha cura di noi come il vasaio della sua opera: “Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci dà forma, tutti noi siamo opera delle tue mani.” (7). La salvezza avverrà solo se ritorniamo su cammini certi: “Tu vai incontro a quanti praticano la giustizia e si ricordano delle tue vie” (4). Le cattive scelte si riparano con scelte migliori.

Ricchi in tutto

La liturgia ci insegna il senso della vigilanza a partire da quello che Dio ci offre. La vita cristiana non è tanto la conquista delle ricchezze di Dio, ma l’accoglienza dei preziosi doni che Egli ci offre. Sono più grandi della nostra stessa capacità di viverli. Paolo ricorda ai corinti: “Ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù” (1 Cor 1,4). Questa grazia è la parola, la conoscenza e la testimonianza di Cristo. E continua: “perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza. che nessun dono di grazia più vi manca, mentre aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi confermerà sino alla fine, irreprensibili” (1 Cor 1, 5.7-8). La vigilanza è vivere intensamente ciò che riceviamo. Il momento finale non è  pauroso. È l’ora della ricompensa per aver partecipato alla vita di Cristo ed essere andati dove lui stesso è andato (1 Gv 2,6). Partecipiamo delle sue sofferenze, come disse ai discepoli: “Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove, e io preparo per voi un Regno come il Padre l’ha preparato per me” (Lc 22, 28-29).

Egli venne nella fragilità umana

È tempo di correre con le buone opere incontro a Cristo che viene (colletta).  Preghiamo: “La partecipazione a questo sacramento, che a noi pellegrini sulla terra rivela il senso cristiano della vita, ci sostenga, Signore, nel nostro cammino e ci guidi ai beni eterni”. Imparare la vigilanza è prepararsi al Natale che viene. È una vigilanza attiva e non paurosa. Siamo fragili, ma troviamo in Cristo non un giudice pericoloso, ma una tenera creatura. Possiamo dire che è un Signore onnipotente con la semplicità del pastore e il cuore di un fanciullo. Fragili ma forti in Cristo.

 

Letture : Isaia 63,16b-17.19b;64,2b-7; Salmo 79;1Cor. 1,3-9;Marco 13,33-37





 
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