Omelia 23^ Dom. T.O. - 7.9.2014



La comunità cristiana vive oggi momenti di difficoltà soprattutto a livello delle relazioni reciproche. Rispetto, carità e discrezione sono gli strumenti della correzione fraterna. La missione pastorale include la funzione di sentinella e non ascoltare la parola che arriva da parte di un fratello è grave. Nella comunità l’importante è l’unione basata sulla presenza di Gesù che garantisce il legame tra tutti. L’unità è l’ultima gartanzia per la conservazione del vangelo.

nº 1368
Omelia 23^ Dom. T.O.

(07.09.14)

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

Riuniti nel mio nome

Sentinelle del popolo

Matteo insegna che una delle missioni della comunità è la correzione fraterna,  perchè la redenzione è anche un’opera della comunità. Già il profeta Ezechiele fu avvertito di trasmettere le parole di Dio alla comunità per richiamare l’attenzione di quelli che stanno sbagliando. Se non lo facesse, sarebbe colpevole insieme al fratello che sbaglia. Se invece ha avvertito ma non è stato ascoltato e non si sono convertiti, il profeta non ne ha la responsabilità (Ez 33, 7-9). Attualmente la paura e  l’impossibilità di avvertire degli errori ci fa restare silenziosi.  Ma continuiamo a essere responsabili del male che si fa. Annunciare la Parola di Dio è una delle missioni dell’amore del prossimo, come scrive Paolo. Anche la comunità ha il potere di legare e di sciogliere ed è garante dei suoi atti di discernimento sulla situazione spirituale delle persone. Il testo riconosce che la relazione difficile nelle comunità deve reggersi per la legge della carità. Ci sono  dei passi che possono essere dati nella correzione fraterna di chi sbaglia. L’errore del fratello può pregiudicare la comunità. Si tratta sempre della chiamata a conversione, non ascoltare la Parola venuta attraverso un fratello o dalla comunità è tanto grave quanto perdere la fede. Per questo dice che deve essere considerato come un pagano. La lettura di Ezechiele parla della responsabilità della sentinella. La soluzione è ascoltare sempre la voce del Signore attraverso i profeti. C’è una responsabilità pastorale che dice di cercare sempre la conversione.

Debito d’amore

Gesù fa la scelta del perdono desiderando avvertire prima di condannare. Viviamo tempi in cui viene prima la condanna e non la ricerca del cambiamento di vita. Il predominio del pettegolezzo e della maldicenza nelle comunità è fonte di molti peccati contro l’amore. Gesù, nella sua scelta d’amore, accoglieva tutti e sapeva correggere. Paolo ci mostra che l’amore riassume tutti i comandamenti. L’amore non fa male a nessuno. Amare è compiere la legge in pienezza. Per questo, la prima funzione della comunità è conquistare il fratello. Vediamo che nella Chiesa ci sono molti delatori nascosti che non seguono questo principio del vangelo, e si cercava allora l’autorità più grande. Molto peggio è accogliere una denuncia senza ascoltare chi è stato accusato ne far confrontare gli accusatori. Certo che ci sono molti errori, ma se evitiamo quelli che possiamo, avremo la gioia di vedere crescere la comunità. È necessario creare nelle nostre comunità un ambiente nel quale il pettegolezzo e le accuse gratuite siamo eliminate.

Forza dell’unità

Gesù insiste che, al posto di unirci per distrugere le persone, potremmo unirci  affinchè la sua presenza sia il filo d’unione di tutti. Ben dice: dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io starò in mezzo a loro. Così sarà concesso ciò che si chiede nella preghiera. Nella Cena Egli pregò per l’unità dei suoi. Affinchè si conservasse il suo vangelo l’ultima garanzia era l’unità e ha garantito la forza che proviene dalla preghiera comunitaria. Chiediamo che l’eucaristia, momento dell’unità, rafforzi tra di noi i lacci dell’amicizia (offertorio). Vivendo l’unità sapremo ascoltare chi ci avverte e avvertire chi ci ascolta.

Letture: Ez. 33,7-9;Salmo 94;Rom. 13,8-10; Matteo 18,15-20.





 
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