Omelia 14^ Dom. T.O. - 6.7.2014




Dio accoglie gli umili. L’umiltà e la mansuetudine possono cambiare il mondo. Non sono teorie, il Regno di Dio si vive nell’umiltà. L’aggressività è una malattia spirituale.

nº 1350
Omelia 14^ domenica T.O.

(06.07.2014)

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

Dio si rivela ai piccoli

L’umiltà di Gesù

 

Dio sceglie gli umili. L’umiltà promuove l’essere umano invitandolo ad essere sempre più dono di se stesso, a riconoscere le sue qualità e a essere capace di uscire da se per accogliere l’altro. La vanità, l’orgoglio e il potere non lo dominano. L’umile Gesù  è stato così. Il fatto di dire che è entrato a Gerusalemme su  un asinello e non su un poderoso cavallo reale o militare,ha mostrato la sua vera realtà: l’umiltà. Il profeta Zaccaria ha annunciato un Messia umile che differiva dalle aspettative di allora. Viveva la vita del popolo sofferente e umile. Gesù si rallegra perchè gli umili accolgono il Vangelo. Per questo possono ricevere la rivelazione del Padre. In loro c’è un luogo per Dio. Sono capaci di sopportare il giogo e il peso del carico. Giogo è ciò che si colloca sopra l’animale  per assicurare il carico. Il giogo che Gesù colloca sopra di noi è soave e il peso del carico è leggero. Gesù non accetta l’orgoglio che è diabolico e vuole mettersi al posto di Dio. I discepoli sono i primi piccoli che accolgono la sua parola. La dottrina di Gesù non ha niente di pesante e impossibile  da sopportare. Chi non capisce l’amore? Le conseguenze dell’amore  possono portarci a situazioni difficili , fino alla morte.  E’ stato quello che è successo a Lui. Ma non è un peso. Non si tratta di permettere l’errore o ammorbidire la fede, la morale o la dottrina. Si tratta di incamminarsi verso la pienezza della vita. Il ricco potente non ha niente. Ha solo il denaro. Gesù è mite e non accetta la violenza. L’umiltà e la mansuetudine sono capaci di modificare la struttura dell’umanità e impiantare il Regno. La guerra è sempre esistita nella storia. Quando non c’era guerra, ci si preparava ad essa. Ci sono stati buoni risultati per questo? Morte, lacrime e dolore ne sono la costante. Perchè non optiamo per il Regno di Dio? Già provato?

 

Vivere secondo lo Spirito

Il salmo ci mostra  il modo di Dio e come Gesù realizza nella sua vita il modo di essere di suo Padre: “Misericordia e pietà è il Signore, Egli è amore, è pazienza, è compassione. Il Signore è buono con tutti, la sua tenerezza abbraccia ogni creatura†(s. 144, 8). San Paolo ci insegna che non dobbiamo vivere secondo la carne, ma secondo lo Spirito. E afferma: “Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non appartiene a Cristo!â€. In un altro passo enumera le opere della carne: “impurità, libertinaggio, idolatria, stregoneria, odio, risse, gelosia, ira, discussioni, discordie, divisioni, invidia, ubriachezza, orgie e cose simili a questeâ€. Noi le conosciamo bene dalla nostra vita quotidiana. Sono cose che hanno conseguenze gravi e pregiudicano le persone. Paolo mostra anche le opere dello Spirito: “Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, benignità, bontà, fedeltà, mansuetudine, autodominio†(Gl 5, 16). Non sono teorie che facciamo sul Regno di Dio. È la sua realtà. Il Regno di Dio si vive nell’umiltà. Perchè non farsi piccoli e accogliere la rivelazione agli umili?

 

Cambiando modello

 

La Chiesa, in tanti suoi membri, si lascia portare dalle opere della carne. Molte volte ha una struttura che lascia fuori gli umili, rendendoli ancora più umiliati. Non si tratta di dispensare i comandamenti, i princìpi e le persone formate e di potere, ma avere la preferenza per gli amati da Dio. Non si disprezzano i buoni e i forti. Ma la meta è mettere tutti a servizio degli umili. L’aggressività che incontriamo in molti ambienti della Chiesa e della società è solo una malattia spirituale. Sono fiacchi e fragili. Il Papa Francesco  ha presentato il modello dell’umiltà e della semplicità. Sfortunatamente è contro il gusto di molti. È triste vedere come il Vangelo è messo da parte.

 

Letture : Zaccaria 9, 9-10; Salmo 144; Rom. 8, 9.11-13; Matteo 11, 25-30



 
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