Omelia ASCENSIONE del Signore - 1.6.2014



L’Ascensione inaugura per la Chiesa il dono di celebrare la liturgia. L’Ascensione è invito a vivere in terra con lo sguardo rivolto alle realtà del cielo, e tuttavia non restare soltanto a guardare il cielo ma ricordarsi che abbiamo i piedi per terra dove dobbiamo continuare la missione di essere testimoni di Gesù soprattutto nelle sue membra sofferenti

nº 1340

Omelia dell'Ascensione del Signore
(01.06.14)

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

Salì al Cielo

Partecipando della Gloria

La festa dell’Ascensione del Signore è un mistero di Gesù che resta al margine della riflessione e della vita cristiana. Fa parte della nostra fede. Preghiamo nel Credo della messa: “E’ salito al Cielo dove siede alla destra del Padre”. E se Cristo non fosse salito al Cielo, quale sarebbe il senso della Risurrezione? Starebbe ancora vagando? I misteri di Cristo sono un tutto nel quale ciascuno è unito all’altro. La sua salita al Cielo mostra che ne è anche disceso, non nel linguaggio umano di “luogo”, ma nella sua condizione. Si è incarnato e si è fatto uomo. Ora, Gesù, Uomo-Dio, entra nella manifestazione della sua Gloria. Nella persona del Figlio eterno del Padre, c’è una novità. È anche Uomo Glorificato. Prima dell’Incarnazione il Figlio di Dio non aveva la nostra condizione umana. Ora invece ha in se tutta l’Umanità che gli è unita. Per questo preghiamo nella messa: “Dio onnipotente l’Ascensione di Tuo Figlio è la nostra vittoria”. Il prefazio della messa mostra quale è il fine dell’Ascensione per Gesù: “Il Signore Gesù, re della gloria, vincitore del peccato e della morte, oggi è salito al cielo tra il coro festoso degli angeli. Mediatore tra Dio e gli uomini, giudice del mondo e Signore dell’universo, non si è separato dalla nostra condizione umana, ma ci ha preceduti nella dimora eterna, per darci la serena fiducia che dove è Lui, capo e primogenito, saremo anche noi sue membra uniti nella stessa gloria” (Prefazio). Vediamo ciò che significa la sua glorificazione e allo stesso tempo la sua relazione a noi come Mediatore. Non è andato via, ma si è trasformato in garanzia della nostra immortalità. In Lui siamo collocati nel seno della Trinità. Paolo ci invita a conoscere ciò che siamo nel mistero di Cristo glorificato e nel mistero di tutte le cose che convergono in Lui.

Liturgia dei vivi

L’Ascensione inaugura per la Chiesa il dono di celebrare la Liturgia che arriva al Cielo, come ci insegna Paolo VI. Sappiamo che la liturgia è l’esercizio della funzione sacerdotale del Cristo che simboleggia attraverso dei segni sensibili e realizza nel modo proprio di ciascun sacramento, la santificazione degli uomini; in essa il corpo mistico di Cristo, capo e membra, dà a Dio il culto pubblico e integrale (cfr. SC 7). Una delle missioni della Chiesa è il culto che presta a Dio in unione a Cristo. C’è un’unica celebrazione, quella del Cristo al Padre, alla quale Egli ci concede di partecipare. Tutta la celebrazione è l’irruzione nella comunità del mistero della relazione del Figlio con il Padre come lode e amore. Preghiamo: “Accogli, Signore, il sacrificio che ti offriamo nella mirabile ascensione del tuo Figlio, e per questo santo scambio di doni fa' che il nostro spirito si innalzi alla gioia del cielo” (offertorio). La liturgia è unita all’Ascensione, poichè è nella sua entrata nella Gloria che l’umanità, unita all’umanità glorificata del Figlio, ha iniziato il culto in Spirito e Verità, come Gesù disse alla Samaritana (Gv 4, 23)

Con i piedi per terra

La festa dell’Ascensione ci invita a “vivere in terra uniti alle realtà del cielo” e preghiamo: “fai gustare i divini misteri, suscita in noi il desiderio della patria eterna, dove hai innalzato l'uomo accanto a te nella gloria” (Dopo-Comunione). Questa grande spiritualità non può diventare un distacco dalle realtà terrene e dal nostro impegno con il Corpo di Cristo che soffre tanti mali nei nostri fratelli. È ciò che affermano gli Angeli quando dicono: “Perchè state a guardare il cielo”. La celebrazione ha sempre una destinazione alla carità concreta nella vita sociale. La vita terrena di Cristo continua in tutti coloro che crederanno. È il mandato della missione: “Ricevete lo Spirito Santo  che scenderà sopra di voi, per essere miei testimoni ... fino ai confini della terra” (At 1,8). Non  perdiamo la meta, ma diventiamo operatori di carità


Letture: At.1,1-11;Salmo 46; Ef. 1,17-23;Matteo 28,16-20.



 
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