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Credere è coinvolgersi - articolo spirituale


nº 1385

Articolo

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

Credere è anche coinvolgersi

1489 Prendere iniziative

 

Papa Fancesco, nella sua esortazione Gioia del Vangelo  al n. 24 ha creato la parola “primerear”. Questo termine significa la capacità di prendere iniziative.  Possiamo dire che i discepoli cercavano di arrivare primi. Il termine è nuovo, ma la realtà è vecchia, più ancora, è Divina, poiché Dio sempre arriva per primo, come ci spiega S. Giovanni: “ in questo consiste l’amore: “non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ci ha amato e ha inviato il suo Figlio” (1 Gv 4,10). Paolo dice nella lettera ai Romani: “Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Rm 5, 8). Nella nostra formazione spirituale si insiste nel cercare Dio, come se tutto dipendesse da noi. Sappiamo che già lo stesso desiderio di cercare Dio è provocato da Lui. La comunità che sente questo “sa prendere iniziative senza paura, andare incontro, cercare i lontani e invitare gli esclusi” (EG 24). Proprio perchè la comunità ha ricevuto la misericordia di Dio  ora desidera offrire questa misericordia. Noi viviamo una spiritualità egoista che pensa solo a ricevere da Dio, e non pensa a uscire da se.  La sonnolenza del bene aumenta la disgrazia dei deboli. Se ogni cristiano portasse all’altro questo amore, anche se fosse a uno solo, il mondo già sarebbe cambiato. La fede deve uscire dalle sacrestie e dai gruppetti dei “pii” inefficienti e coinvolgersi con le situazioni di miseria e sofferenza. Riferendosi al suo gesto di lavare i piedi degli apostoli Gesù comanda che Lo imitassero: “sarete beati se le metterete in pratica” (Gv 13,17). Prendere iniziative è coinvolgersi nella vita quotidiana con opere e gesti. Cristo si coinvolse totalmente e ha toccato la vita delle persone con la sua umiltà. Coinvolgersi per servire, non per immischiarsi.

1490. Accompagnare nel cammino

Coinvolgersi suppone accompagnare. Papa Francesco continua “Quindi, la comunità evangelizzatrice si dispone ad “accompagnare”. Accompagna l’umanità in tutti i suoi processi, per quanto duri e prolungati possano essere”. Tutti i fedeli devono coinvolgersi e toccare il Cristo nella carne sofferente del povero. Per questo è necessario essere presente nel cammino. È necessaria la pazienza e la sopportazione, come Gesù disse nel vangelo: lasciare crescere la zizzania in mezzo al grano. Si tratta di impegnare la vita. È stato questo il cammino di tanti che credettero nella forza del Vangelo. I frutti verranno.  Chi può saperlo, forse non vedremo neppure la pianta crescere. Altri coglieranno dove noi abbiamo piantato. Molti furono martiri perchè erano presenti. Durante la guerra civile in Angola, molti missionari fuggirono. Coloro che non vollero fuggire e restarono ad accompagnare il popolo nella sua sofferenza, sono molto rispettati e amati dalla gente.

1491. Odore di pecora

Il coinvolgimento con il popolo nelle sue situazioni ci darà come dice il Papa, l’odore delle pecore. Non sempre sono profumate. Questo va oltre. Ci vuole molto apprendimento per imparare a vivere come vive il popolo, parlare la sua lingua, vivere i suoi costumi, mangiare come mangiano, gioire come loro. Il popolo è festoso e felice. Quanto più ci avviciniamo, tanto più comprenderemo la nostra missione. Questo modo di evangelizzare è quello che dà consistenza alla liturgia celebrata nelle feste del popolo. Quando non comprendiamo ciò che il sacerdote dice nell’omelia, è perchè non parla la nostra lingua, cioè, non vive con noi.  Ma se si è abituati alla sua presenza quello che dice dall’altare viene capito.




 
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