Passione di N.S. Gesù Cristo



nº 1215

Articolo

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

Passione di Nostro Signore Gesù Cristo

 

1241. E’ stato trafitto

Siamo già vicini alla Settimana Santa ai momenti tragici della Morte ma anche alla  gioia della Risurrezione di Cristo, allora contempliamoLo per imparare dalla sua Passione e dalla sua Vita Nuova. Un autore poco cristiano ha detto che i cattolici  si sono fermati alle cose peggiori della vita di Cristo, e cioè alla sua morte. No, questa non è la nostra fede! Nel vivere la fede in Gesù Crocifisso, stiamo seguendo quello che San Paolo stesso dice: “Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non  Gesù Cristo, e questi crocifisso” (1 Cor 2,2).Cristo è stato crocifisso ed è morto. Ora vive nella Gloria del Padre. Ma la Sua Morte rimane come mistero del quale partecipiamo. Come possiamo affermare il bisogno della nostra unione alla croce di Cristo? Quello che avvenne in Cristo ha un valore eterno. I fatti della vita di Cristo non sono soltanto storici, ma sempre presenti come Redenzione. Nel celebrarli, non li ripetiamo, ma ci rendiamo presenti ad essi e di essi partecipiamo ricevendo lo stesso dono della Grazia della Redenzione.  Siamo tanto presenti alla Sua Morte come coloro che lo erano veramente , poichè siamo presenti nella fede. Non prendiamo il peggio, ma il meglio, poichè fu proprio lì che il Dio eterno, nel suo Figlio, ha assunto totalmente la natura umana e la manifestò fino all’amore estremo: “Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13,1). Nella croce cerchiamo non il dolore, ma l’amore con il quale Lui ha vissuto questo momento. La Sua Incarnazione arriva fino alla morte e alla sepoltura, poichè, così, è stato totalmente umano. Egli è il Pastore ferito che ha dato la sua vita per le pecore: “Io dò la mia vita per le pecore” (Gv 10,15), dice proprio Lui. Possiamo capire le sofferenze di Gesù quando leggiamo i cantici del Servo di Jahvè, personaggio misterioso del profeta Isaia che è una profezia sul futuro Messia. È una profezia che proprio Gesù realizza.

 

1242.  Mantenere gli occhi rivolti a Lui

La lettera agli Ebrei invita i cristiani a tenere “fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento” (Eb 12,2) e Paolo, nella lettera ai Galati, lamenta fortemente: “O stolti Gàlati, chi vi ha incantati? Proprio voi, agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso!” (Gal 3,1). Questo tempo di Passione del Signore è il momento sacramentale di contemplare il Redentore ferito, e lasciare che le sua piaghe imprimano in noi la Sua vita e la Sua obbedienza totale al Padre. Quando facciamo la volontà del Padre, possiamo rifare in noi la Sua Passione. La nostra vita si trasforma in redenzione. Senza la visione di Cristo Crocifisso, non siamo capaci di capire il messaggio della sua croce. È così che si ama! L’amore della croce non si fonda nel dolore  ma nella ragione che lo ha portato fino al massimo del dolore. Fare la volontà del Padre. Il Padre  non ha proposto né il dolore né la morte, perché Dio non vuole che qualcuno soffra e che nessuno si perda. La volontà di Gesù si identifica con la volontà del Padre per questo è stata redentrice degli uomini che si perdono.

 

1243. Essere immagine del Crocifisso

È certo che una immagine di Gesù Crocifisso, l’Uomo-Dio , ci anima già ad amarLo nel suo mistero di consegna di se al Padre. Questa immagine, collocata nei luoghi pubblici, è una predicazione su come vivere le realtà umane. Nel contemplarla, siamo animati a essere anche noi immagini del Figlio amato da Dio. Non dobbiamo ripetere i suoi dolori, ma vivere i momendi del dolore, delle difficoltà, uniti a Lui per la redenzione del mondo. Facciamo la volontà del Padre, siamo crocifissi con Lui. Paolo scrive: “Sono stato crocifisso con Cristo. Io vivo, ma non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Gal 2, 19-20). Celebrare la Passione è unirsi a Cristo che si offre al Padre per il mondo. Continuiamo la Passione di Cristo nel nostro Corpo (Col 1,24).

 

 

 


 
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