Omelia 21^ Dom.T.O. - 25.8.2013

Gesù è la Porta. La porta stretta! Solo Lui è il passaggio verso il Padre. Il passaggio per entrare nel Regno.

n. 1260
Omelia 21^ Dom. T.O.
25.08.2013
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista

Salvezza aperta a tutti

Entrare dalla porta stretta

La celebrazione di oggi è un’invito a vivere con autenticità. Nel suo cammino verso Gerusalemme, Gesù risponde alla domanda: “Sono pochi quelli che si salvano?”.  Egli risponde dicendo che si deve entrare dalla porta stretta. Molti cercheranno ma non vi riusciranno. Non si tratta di durezza o di difficoltà, ma di autenticità. C’è una sola porta per entrare nel regno. Gesù mostra questa porta: Io sono la porta delle pecore … chi entrerà attraverso di me sarà salvo; entrerà ed uscirà e troverà pascolo” (Gv 10, 7-9). Questo pascolo simbolico è il banchetto del Regno. Dice anche che molti resteranno fuori e cominceranno a dire che sono stati sempre con il Signore. Perché Lui non li conosce? Perché non basta stare con Lui è necessario vivere la sua Parola e avere una fede coerente. La pratica religiosa superficiale non è sufficiente alla salvezza, perché si cercano anche altri fondamenti nella vita fuori della fede. Si cercano, cioè, ideologia, comodità e opinione comode che innestano in noi la radice del peccato. Ecco perché si praticano tanti errori e si fa calare sopra di essi la cappa di una religione che non scomoda né esige cambiamenti  che possano ferire l’egoismo. La fede in Gesù richiede, invece, conversione e coerenza di vita nella Parola di Dio. Per questo dice che molti verranno da lontano per il banchetto della vita, perché molti resteranno fuori. Gli ultimi saranno i primi. Coloro che  verranno da lontano sono i pagani che hanno creduto e vissuto. La porta stretta è Gesù.  Chiunque pratica il vangelo passa per questa porta perché  vive già nel Regno di Dio. Quelli che resteranno fuori sono coloro che hanno avuto solo una facciata religiosa ma non hanno vissuto veramente il Vangelo. Sono persone pie ma che non si sono mai convertite a Cristo.

Revisionare la nostra vita

La Chiesa come un tutto, e ciascuno personalmente,  deve effettuare una continua revisione e conversione affinché sempre più appaiano disegnati nella nostra vita e nelle nostre persone i tratti di Gesù Cristo. Per questo abbiamo bisogno di correzione come ci insegna la lettera agli Ebrei (12, 5-13). Correzione non significa castigo, ma chiamati a fare attenzione a non prendere sentieri fuori strada, che sviano il cammino.  Sta scritto. “Il Signore corregge qui ama … raddrizzate i sentieri, perché ciò che è zoppo non abbia a deviare, ma piuttosto sia guarito” (Eb 12 6 e 12).  I comandamenti non sono proibizioni ma indicazioni per camminare meglio e poter passare dalla Porta. La paura della correzione e della conversione è provocata dall’esigenza di dover cambiare vita. I difetti e i vizi mettono radici. È necessario tagliare a fondo. Preghiamo in questa Eucaristia: rendici fervorosi e “trasformaci con la Tua grazia”. Così potremo partecipare del banchetto aperto a tutti entrando dalla porta che è Gesù.

Gli ultimi saranno i primi

Siamo rapidi nel mettere obblighi agli altri e lenti nell’applicarli a noi. Pretendiamo dagli altri quello che non chiediamo a noi stessi. Gesù dice che a volte vediamo la pagliuzza nell’occhio del fratello e non vediamo la trave che sta nel nostro (Mt 7, 3-4). Corriamo il rischio di  creare una religione di facciata. Nella Chiesa ci sono sempre dei nuovi convertiti che hanno molta buona volontà. O persone che vengono da altre comunità. Incontrano rifiuto da coloro che comandano nelle comunità. Isaia diceva che verranno altri da lontano (Is 66, 20-21). La preghiera della messa di oggi chiede che “fissiamo i cuori  là, dove si trova la vera gioia” (colletta). Celebriamo  il giorno dei catechisti e dei laici. La coerenza di vita è la migliore scuola. C’è bisogno di non insegnare una religione di facciata, fatta di atti esteriori senza una autentica opzione di Gesù.

Letture: Isaia 66, 18-21; S. 116; Eb. 12, 5-7.11-13; Luca 13, 22-30


 
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