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Omelia festività Santi Pietro e Paolo 2013





Pietro e Paolo seppero rompere con il passato giudaico, che amavano, per crescere!


n. 1244
Omelia festività

Santi Pietro e Paolo
29.6.2013

pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista



San Pietro e San Paolo

La chiave e la spada

Le immagini degli apostoli non ritraggono le loro caratteristiche umane, per mostrarci com’erano. Noi li identifichiamo con il segno che portano. Pietro porta le chiavi. Paolo ha la spada e il libro. Ogni apostolo ha il suo simbolo. Questi ci ricordano la loro missione o il loro martirio. Celebrando questa festa congiunta, ricordiamo  che essi hanno realizzato la stessa missione in due modi diversi, come preghiamo anche nel prefazio della Messa: “Tu (Padre) hai voluto unire in gioiosa fraternità i due santi apostoli: Pietro, che per primo confessò la fede nel Cristo, Paolo che illuminò le profondità del mistero; il pescatore di Galilea, che costituì la prima comunità con i giusti di Israele, il maestro e dottore, che annunziò la salvezza a tutte le genti. Così con diversi doni,hanno edificato l’unica Chiesa”. Pietro evangelizzò i giudei e Paolo i pagani. Soffrirono il martirio a Roma , in modo differente: Pietro fu crocifisso. Paolo, per avere diritti romani, fu decapitato. Nello stesso giorno. Uniti nella missione, uniti nella testimonianza finale. Uniti nella celebrazione. La Chiesa li celebra con grande gioia, anche popolare, poiché i due apostoli  ci donarono la primizia della fede (colletta).  Essi sono il nostro legame immediato con il Signore Gesù Risorto del quale furono testimoni. Quando ricordiamo il simbolo di Pietro, cioè le chiavi, pensiamo alla sua missione di chiudere per conservare. Papa Francesco ha detto: “preferisco mille volte una Chiesa incidentata, incorsa in un incidente, che una Chiesa ammalata per chiusura! Uscite fuori, uscite!”.L’ordine è di andare avanti. E’ stato giustamente questo che hanno fatto Pietro e Paolo, andare avanti con la Parola difendendo i diritti di tutti perché tutti arrivassero, nella libertà,  a credere in Gesù. Essi lottarono molto per il vangelo. Chi ha incontrato Gesù  non riesce a restare chiuso con la Buona Novella solo per se. Il loro ardore missionario viene dalla loro fede incondizionata. Il vangelo mostra la professione di fede che è al centro. Pietro è stato presente a tutti i momenti di Gesù fino alla professione d’amore (Gv 21,17): “Tu sai tutto, sai che ti amo”, anche nella fragilità . la fede è un atto d’amore. Paolo dice: “Custodite la fede”. Essa per lui era tutto, al punto di essere uno con Cristo: “non sono io che vivo, è Cristo che vive in me” (Gal. 2,20).

Il Signore è al mio fianco

Nei momenti di difficoltà poterono sentire e proclamare la presenza di Cristo al loro fianco. Questo non li liberò dalla sofferenza, ma li preservò fin’anche dalla bocca del leone. Tutto affinchè il messaggio fosse annunciato integralmente e ascoltato da tutte le genti (2 Tm 4,17). Presenza è assicurata a tutti coloro che credono. La fede ci porta a comportamenti di fortezza, costanza e a una creatività spirituale al di sopra di ogni limite.  Portano il messaggio del vangelo come frutto di una decisione di vita per Cristo. Non ci sono altri interessi. E questi uomini hanno dovuto rompere con un passato giudaico che amavano.

Una missione che continua

Preghiamo Dio, nella liturgia di oggi, chiedendo che ci conceda di “seguire gli insegnamenti di questi apostoli che ci hanno dato la primizia della fede” (Orazione). Il loro insegnamento  conduce gli altri nella stessa missione. Come loro si posero al servizio della parola, così ci invitano a portare avanti questa missione. Pietro e Paolo non sono uomini da ammirare, ma da imitare  nel continuare il servizio della Parola, affinché Cristo sia “tutto in tutti” (Cl 3,11). Preghiamo chiedendo di “perseverare nella frazione del pane e nella dottrina degli Apostoli, per formare nel vincolo della tua carità un cuor solo e un’anima sola” (dopo-comunione). I due riunirono l’unica famiglia di Cristo, uniti dalla corona del Martirio ricevono uguale venerazione.

Letture: At 12,1-11; Sal 33; 2 Tm 4,6-8.17-18; Mt 16,13-19




 
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