La fede ridona
equilibrio alle nostre realtà umane. La fede piena d’amore salva.
nº
1240
Omelia 11^ Domenica T.O.
(16.06.13)
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
Perdonata perchè ha molto amato
Vincere con l’amore
Il comportamento della donna,
conosciuta come peccatrice, che lava i
piedi di Gesù con le lacrime, li asciuga con i capelli, li bacia e li cosparge
di profumo è fuori dai nostri schemi. Ma lo era anche per Simone, e gli altri
invitati. La scena è forte e toccante.Quello che ella ha fatto con amore,
Simone non lo ha fatto neppure per ospitalità. Gesù agisce in un modo molto
umano. Rompe con gli schemi della discriminazione alle donne. Ella si riconosce e scopre in Gesù colui che la
riconosce come amata da Dio. Anche nella sua debolezza ha offerto un amore completo che è stato
accolto come totale. Si conosce il peccato solo quando si ama in verità. Colui che
non ama, pecca contro se stesso. Distrugge la capacità di attingere al meglio della vita. Il fariseo
si fa giudice della situazione partendo dalle sue convinzioni morali. Pone nel
suo schema, sia la donna
che Gesù, il quale è colpevole di essersi fato toccare dal male. Gesù
gli dà la risposta nel perdonare la donna: “I molti pecati le sono perdonati
perchè ha molto amato. Colui a cui si perdona poco, ha amato poco” (Lc 7,47). Abbiamo
trasformato la confessione in un atto di terrore, quando invece è un momento di
idilliaco amore. Se avessimo seguito Gesù nel vedere l’amore e non il peccato,
non ci troveremmo in questa crisi del sacramento della penitenza. Questo vangelo
è una critica molto forte al fariseismo ancora presente in molti che si dicono
fedeli a Dio. Ed Egli li ama anche, ma
aspetta un gesto forte di amore attraverso un migliore riconoscimento delle
persone. Questo testo mostra che le porte del Regno sono aperte a tutti coloro
che desiderano entrarvi, senza esigere attestato di buona condotta. Occore ricordare
che, per ogni situazione c’è sempre la possibilità del recupero e del ritono
nel giusto cammino (Ortensio da Spinetoli). Le donne che seguivano Gesù
mostrano un amore che supera quello degli apostoli; esse sanno restare ai piedi
della croce e sono le prime al sepolcro la mattina della Risurrezione. Assumeranno
l’evangelizzazione, come vedremo nelle comunità di Paolo.
Cristo vive in me
L’amore a Dio non è
spiritualismo, ma coinvolge tutta la nostra persona, e la peccatrice lo ha
dimostrato molto bene manifestandolo nei
gesti e nelle cose della vita, come il profumo. L’amore al prossimo deve avere
il calore che Gesù stesso offriva a tutti. La lettera di Paolo ai Galati guida
l’orientamento dei cristiani nel cercare la legge giudaica, quando dice che
occorre vivere in Cristo e non nella legge. Siamo salvati per la fede in Gesù e
non dalla mentalità legalistica. Paolo è morto per la legge e vive per Cristo. Dice:
“Non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita che io vivo nel corpo, la
vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso
per me”(Gal. 2,20). La vita cristiana ha come fondamento la fede in Cristo che
è una unione di vita, non solo una dottrina. Ma senza il legalismo. Legge si,
ma per la vita.
Io ho confessato il
mio peccato
Riconoscere la propria
fragilità non è una umiliazione, ma una questione di intelligenza spirituale. Non
solo si ha l’animo di sapersi deboli, ma ci si riconosce bisognosi davanti a
Dio. Solo così è possibile pensare al perdono. Peccato significa non vita. Paolo
riassume in questo la sua vita. La donna chiamata la peccatrice , fondò la sua
vita in Cristo. David, riconoscendo il suo errore, si rivela quale è e non
viene abbandonato da Dio. Il comportamento di Gesù con la donna ci motiva anche
a ripensare lo statuto della donna nella Chiesa. C’è molto da promuovere e
accogliere ancora da parte della donna. Ugualmente una riscoperta del lato
umano del sacramento della confessione che deve basarsi nell’amore e non sul
terrore.
Letture: 2 Sam 12,7-10.13; Sal 31; Gal 2,16.19-21; Lc
7,36-8,3