Home Pe. Luiz Carlos - Liturgia 2012 _ Pasqua _ Anno B Omelia Ascensione del Signore - 20.5.2012
Omelia Ascensione del Signore - 20.5.2012

Salendo al Cielo Gesù ci porta con se. Cerchiamo di mantenere i nostri cuori rivolti verso il cielo dove è già salita la nostra umanità. Allo stesso tempo operiamo sulla terra per annunciare il Vangelo, e in questa missione Gesù resta sempre con noi.

 

nº 1128
Omelia dell’Ascensione del Signore
(20.05.12)
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista


Ascensione del Signore

E salì al Cielo

“Dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo” (At. 1, 2-9). La festa dell’Ascensione è relegata a un giorno senza espressione che più le si addice.  Ma essa è un mistero grande della nostra fede. Un mistero necessario per la salvezza e importante per vivere la fede giorno per giorno. Paolo scrive: “Se Gesù non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede” (1 Cor 15,14). Se Egli non salisse al cielo, non verrebbe lo Spirito Santo: “Se  non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore, ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò” (Gv 16, 7). Se Gesù non fosse salito al Cielo non avrebbe completato l’opera della redenzione dell’umanità, perchè la sua finalità è condurci tutti al Padre. Non ci sarebbe stata la possibilità di stabilire la vita cristiana. Questo mistero completa la missione di Gesù e porta a pienezza, la glorificazione col Padre, con la gloria che aveva prima della creazione del mondo (Gv 17,5). Essendo glorificato, porta in essa la nostra umanità. Possiamo dire che è la festa dell’umanità che, glorificata, resta unita al Padre in Cristo. E’ il coronamento dell’incarnazione. Egli è venuto per unirci a Dio e lo fa  unendoci a Lui nella sua carne e questa carne è la nostra carne. Per questo nella messa preghiamo: “fai gustare i divini misteri, suscita in noi il desiderio della patria eterna, dove hai innalzato l’uomo accanto a te nella gloria” (Dopo comunione). Egli è il mediatore con la sua realtà umana glorificata, perchè unisce a se e al Padre, la nostra fragile realtà. Preghiamo anche: “Cristo Mediatore tra Dio e gli uomini, giudice del mondo e Signore dell’universo, non si è separato dalla nostra condizione umana, ma ci ha preceduti nella dimora eterna, per darci la serena fiducia che dove è lui, capo e primogenito, saremo anche noi, sue membra, uniti nella stessa gloria” (prefazio). Non pensiamo dunque che Egli ci abbia lasciato, ma Egli non è asceso per allontanarsi dalla nostra umanità, ma per darci la certezza che ci condurrà alla gloria della immortalità.

 

Partecipare alla sua Gloria

Siamo chiamati, nella speranza, a partecipare della sua gloria (orazione). Noi celebriamo l’Ascensione non solo ricordandoci di una “uscita tra acclamazioni e al suono di tromba” (Sl. 46), ma ci uniamo a questo mistero nella Celebrazione Eucaristica. In essa, l’universo celebra con Lui nella gloria del Padre, perchè Gesù è il Sommo Sacerdote che ci unisce alla sua eterna lode. La messa non si riduce a una sonnolenta mezz’ora, ma è il lodare eterno del Figlio che presiede l’Eucarestia eterna, associando a se le creature. Egli unito al Padre, invia costantemente lo Spirito. La sua missione di Sommo Sacerdote è invocare il Padre, e inviare incessantemente lo Spirito sull’Universo e su ogni cuore. L’ascensione di Gesù è già la nostra vittoria (cfr. Colletta). Per questo Paolo, nella seconda lettera, insiste sulla conoscenza di quello che Dio ha fatto per noi e di considerare la ricchezza della gloria che ci è data (Ef 1, 17-23). Gesù già ha la vittoria completa su tutto il male “poichè Egli ha posto tutto sotto i suoi piedi” (22). Gesù non è in competizione con il male, perchè Egli ne è già il vincitore.

 

Guardare in alto

Gli angeli dissero ai discepoli” Uomini di Galilea, perchè state a guardare il cielo” (At 1,11). Non ci separiamo dalla terra quando abbiamo la certezza del Cielo. Al contrario. Con l’Ascensione riceviamo una missione: “Andate in tutto il mondo e annunciate il Vangelo. Chiunque crederà e sarà battezzato sarà salvo, chi non crederà sarà condannato” (Mc 16,15). Il discepolo è un uomo della terra, perchè continua la missione di Gesù: “I discepoli partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la loro parola” (20). In questa missione celebriamo “la comunione dei doni tra il cielo e la terra”! (Offertorio). Gesù  salendo al cielo ci ha portato con se, annunciando il suo vangelo, Egli viene con noi.

 

Letture: Atti 1, 1-11; S. 46; Ef. 1, 17-23

Vangelo di Marco: 16, 15-20





 
© Copyright 2024/2025 - EssereCristiani.com - Tutti i diritti riservati
Realizzazione CMS

Banner