Gesù è arrivato alla gloria
della Risurrezione perchè ha saputo passare per la forza dell’umiltà
nº 1114
Omelia Domenica
delle Palme
1 aprile 2012
Pe. Luiz Carlos de
Oliveira
Redentorista
Benedetto colui che viene!
L’esempio dell’umiltà
Le
celebrazioni della Domenica delle Palme sono una sintesi di tutta la Settimana Santa
e in particolar modo del Triduo Pasquale. Ci danno una visione della sofferenza
che culmina nella risurrezione e nella gloria del Figlio di Dio. Possiamo, in
questo modo, capire il mistero di Gesù nel suo insieme. La sua morte non fu una
fatalità, ma un cammino nel quale Egli si è fatto il servo che carica sopra di
se le sofferenze del popolo (Is 53, 4). La celebrazione inizia con una
processione in un luogo fuori della chiesa. E’ questo un modo di ripetere il
gesto di Gesù, facendo memoria della sua entrata nella città santa. Questo atto
vuole ricordare che Gesù è il re Messia promesso che entra nella sua città come
re, cavalcando un puledro, che non era un animale da guerra. Egli è il re
pacifico che porta la pace. Quando Gesù piange sopra la città, dice: “Ah! Se avessi compreso anche tu, in questo
giorno, la via della pace” (Lc 19,42). Parlava della pace che dona Dio. I
mantelli stesi per terra riconoscono la sua regalità. Il popolo gridava:
“Osanna!”. E’ una acclamazione che ricorda la Divinità. Ricordiamo
che la Chiesa
deve essere sempre pacifica e promotrice di pace. In questa celebrazione
riceviamo l’annuncio della Passione che conduce alla Risurrezione. Notiamo nei
testi di oggi l’insistenza sull’umiltà che non significa abbassamento,
distruzione di se, ma misericordia e compassione che accoglie. Nella lettera ai
Filippesi Paolo ci insegna quanto egli stesso ha appreso nell’inno che la
comunità cantava. Gesù non rimase
aggrappato alla gloria della divinità, ma svuotò se stesso, assumendo la
condizione di schiavo divenendo uguale agli uomini (cfr Fil 2, 6-8). Questa è
la verità che attraversa questi tre giorni, la vedremo nell’ultima Cena quando
lava i piedi agli apostoli. Farsi schiavo, mettendosi a servizio. Nella nostra
pratica religiosa e nella politica della Chiesa, corriamo il rischio di
giustificare la ricerca della gloria e del potere che non sono presenti nell’esempio
datoci da Gesù. Questo anzi può rendere
inconsistente la testimonianza. Gesù dice: “tra voi non sarà così” (Mt.20,26).
Umiliò se stesso fino alla morte
Nell’orazione
della messa così preghiamo: “O Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il
Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di
croce, fa' che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua
passione, per partecipare alla gloria della risurrezione”. Gesù chiama a
seguirlo e mostra la nostra partecipazione alla sua sofferenza: “Se uno mi vuol
servire, mi segua, e dove sono io, là sarò anche il mio servo” (Gv 12,26).Egli
è la scuola: “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite
ed umile di cuore” (Mt 11,29). Nel contesto della consegna sacrificale di Gesù
al Padre, per il mondo, sorge sempre la figura dell’agnello mansueto, che non
aprì bocca: “Come la pecora davanti ai suoi tosatori, egli non aprì la sua
bocca” (Is 53,7)
Dio Lo ha
esaltato
Come nella pietà
popolare, la Settimana Santa
non termina nella processione verso il sepolcro, ma nella gloriosa processione
che Egli inizia con la sua risurrezione, verso il Padre quando Gli consegnerà
il Regno (1 Cor 15,24). Gesù assume la natura umana interamente confidando nel
Padre. Per questo il Padre Gli dà la vittoria sulla morte, non solo per se, ma
per tutti coloro che crederanno in Lui: “chi
crede ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,40). Celebrando
la Pasqua di
Gesù, accompagniamo con amore i suoi passi che sono i nostri. La Risurrezione è il
fondamento della nostra fede. Egli ci ha redenti con la sua Morte e
Risurrezione.
Letture: Mc 11,
1-10 (Palme) – Isaia 50, 4-77; S. 21; Fil. 2, 6-11
Vangelo di Marco 14,
1-15, 47