Il culto senza carità è inutile.
Il fondamento della legge stà nei due comandamenti dell'amore

nº 1068
Omelia 30^ Dom. T.O.
(23.10.11)
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista

 

Amare con tutto il cuore 

Amore totale

I Sadducei pongono a Gesù la questiona politica dell’imposta da  pagare ai romani.  I Farisei gli lanciano il dilemma sul fondamento primario di tutta la Legge di Dio. Tutto questo va alla radice della fede. Volevano cogliere Gesù in errore. I farisei avevano autorità e prestigio presso il popolo. Dopo la distruzione del tempio (380 AC), erano loro che alimentavano la fede del popolo. Volevano sapere l’opinione di Gesù su quale fosse il comandamento più importante. Egli risponde con il testo che i giudei pregano tre volte al giorno preso dal Deuteronomio 6, 4-9: “Amerai il Signore Dio tutto con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il maggiore e il primo comandamento” (Mt 22,37). Poi Gesù aggiunge: “Il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso” (39). E aggiunge: “Tutta la legge e i profeti dipendono da questi due comandamenti” (40). Con le parole Legge e profeti Gesù indica la totalità. Il fondamento sta nei due comandamenti. Il secondo è indicato nel libro del Levitico 19,18. Possiamo vedere in questi due comandamenti la seconda tavola della legge, quella che si riferisce al prossimo. Gesù accentua il suo comandamento che è quello dell’amore al prossimo: “Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così anche voi amatevi gli uni gli altri” (Gv 13,34). Non dice a somiglianza, dice “uguale”. Giovanni nella sua lettera spiega la grandezza dell’amore verso il prossimo (1Gv. 4, 7-21). E Gesù aggiunge che deve essere un amore come Egli ha amato: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 15,12). L’amore coinvolge la persona intera. Non c’è amore verso Dio e verso gli altri se non è totale, di cuore, di anima, di mente. Amare Dio è amare ciò che Egli chiede: “donaci di amare ciò che ci comandi”.

 

 

Affetto di Dio

Il primo è uguale al secondo. Gesù non intendeva dare delle leggi nuove, ma compiere ciò che è fondamentale. Dio, nell’AT, si metteva dal lato dei poveri,, considerandosi loro avvocato e primo responsabile (Pr 23, 10-11).  Qui si vede il punto in cui la legge mostra la grandiosità dell’attenzione di Dio per coloro che sono nel bisogno  e come Dio ha sempre desiderato che continuassimo questa cura. La lettura dell’esodo arriva al punto di preoccuparsi del mantello dato in pegno. Deve essere restituito prima del tramonto del sole, perchè il povero può sentir freddo la notte: (Es. 22, 25-26). Dio si preoccupa della vedova e dell’orfano che non c’è nessuno a proteggerli. Dio ascolta i loro lamenti. Non si tratta di qualcosa di sociale, ma è qualcosa che è fortemente unito al fondamento della fede. Perciò Giacomo insegna che la fede, senza le opere è morta (Gc. 2, 17). Il salmo ci porta a pregare che in Dio è il nostro rifugio e la nostra salvezza. (S. 17).

 

 

Amore dell’evangelizzazione

La fede senza amore e la religione senza contenuto sono un rischio molto grande. Paolo nell’evangelizzare i tessalonicesi è stato per loro un modello.  Questi hanno accolto la Parola e sono divenuti, a loro volta, un modello per tutta la Chiesa sia nella vita che nell’evangelizzazione. E’ così che succede quando sappiamo amare Dio e il prossimo. Il risultato è l’evangelizzazione. Alle volte basiamo la nostra fede nelle regole e non nell’amore. Sant’Alfonso diceva che tutta la santità consiste nell’amare Gesù Cristo.  Possiamo avere la sensazione che le nostre celebrazioni non ci soddisfino sempre. Sono vuote, perchè  manchiamo nell’amore al prossimo. Il culto senza carità è inutile. Stiamo correndo il rischio di tornare alla liturgia ritualista senza riferimento con la vita. Questo culto  è pagano. Solo rito.

 

Letture: Es. 22, 20-26; S. 17; 1 Tess. 1, 5c-10;

Vangelo di Matteo: 22, 34-40