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Omelia Trentaduesima Domenica Tempo Ordinario - Anno C - 07.11.2010
 
 Dio non è Dio dei morti ma dei vivi

n. 969 bis (*)
Omelia 32^ Domenica Tempo Ordinario
7.11.2010
p. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista

Dio dei vivi

Speranza nella risurrezione

 La liturgia di questa domenica ci rivela una visione del futuro. Nel vangelo di oggi vediamo i Sadducei, che erano un gruppo composto da sommi sacerdoti, capi del tempio e anche da anziani facoltosi e potenti. Erano amici degli invasori romani e non credevano nella risurrezione e negli angeli. I Farisei invece vi credevano. I Sadducei portano una questione a Gesù per provocarlo. Volevano vedere la visione di Gesù sulla vita futura. Il caso era: un uomo si sposò e morì senza lasciare figli (Lc 20, 27). Per la legge del levirato (Dt 25, 5-10), il cognato doveva prendere in moglie la vedova del fratello per dargli una discendenza, affinchè il suo nome non  scomparisse. Erano 7 fratelli, tutti si sposarono con la donna e tutti morirono senza lasciare una discendenza. Morì anche la donna. “Questa donna, dunque nella risurrezione, di chi sarà moglie?” (33).  Non è un problema lontano dalla nostra vita. Anche la nostra gente dice oggi : “potrò riconoscere la mia famiglia in cielo?” Gesù spiega che la vita nel Paradiso non è la stessa della terra. Saremo simili agli angeli. Non ci sarà matrimonio. La vita non avrà come riferimento primario la natura umana, con tutto ciò che ha di bello e di buono perchè la realtà principale è quella spirituale, come gli angeli. Noi immaginiamo il paradiso con le categorie del nostro mondo e della nostra vita attuale. Abbiamo l’esempio di  alcuni racconti infelici sul Cielo. Che mancanza di immaginazione!  Non possiamo dir nulla di come saremo. Si tratta della vita, ma della Vita completa per il corpo risorto. In cielo è primaria la parte spirituale. Nella terra è primario l’aspetto materiale. Solo là sapremo come sarà. Ciò di cui abbiamo la certezza è solo della risurrezione, poichè Gesù è risorto. Egli conferma ai Sadducei la resurrezione dei morti: “Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perchè tutti vivono in lui” (37-38).  Se non ci fosse la risurrezione e Abramo non esistesse più, Dio non potrebbe essere chiamato il Dio di Abramo. Se è Dio dei vivi, i vivi continuano la loro vita, ma in modo differente.

 

Il Cielo è dei vivi

 Con la certezza della risurrezione, possiamo affrontare ogni difficoltà per non essere morti viventi come il re del male. Ricordiamo qui il martirio dei 7 fratelli e della loro madre. Non compare il loro nome. E’ il racconto nel secondo libro dei Maccabei. Antioco IV  vuole che essi abbandonino la loro legge e i loro costumi. Essi si rifiutano e preferiscono morire e vivere per Dio piuttosto che vivere e perdere la “Vita”. La madre che ha educato i figli  nella fede in Dio li invita a rimanere forti nella resistenza per la fede. La fede, nella nostra vita attuale, seguendo il cammino di Gesù,  fortifica la nostra vita spirituale. Questo mentre ci mette, al presente,  nella condizione di vivere già la vita futura, per la fede, ci darà, per il futuro, anche la possibilità di vivere la vita dei viventi in Dio. Paolo, ai Tessalonicesi afferma che: “Dio ci ha amati e ci ha dato per sua grazia una consolazione eterna e una felice speranza” (2 Ts 2,16). Ogni giorno veniamo trasformati per restare sempre pronti per la “Vita” eterna.

 

La sua presenza mi sazierà

 Di cosa vivremo in Cielo? Il versetto del salmo 16 così recita: “Al mio risveglio mi sazierò della tua presenza”. La vita futura si realizza in Dio. Egli è la Vita. In Lui vivremo, noi e non altri, come afferma Giovanni (19, 27). E’necessario che abbandoniamo le nostre idee sulla vita futura sul modello di quella attuale. Essa è punto di partenza. Paolo spiega: “chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna” (Gal 6,8).  La semente della fede, piantata in noi nel Battesimo e sostenuta dalle buone opere e dall’Eucaristia, cresce e dà frutti per la Vita eterna.

Letture: 2^ Maccabei 7, 1-2.9-14; Salmo 16; 2^ Tess. 2, 16-3,5; Vangelo: Luca 20, 27-38

 
 

 
 
 
(*) - (In Brasile, per legge,  ci sono 4 giorni festivi civili e 4 giorni festivi religiosi, tutte le altre feste religiose che non possono essere celebrate nei giorni feriali come festività, passano alla domenica. Queste sono: Festa dei santi Pietro e Paolo (festività solo a Roma); Ascensione, Corpus Domini (che passano dal Giovedì alla domenica successiva) e la festa di Tutti i Santi (che passa alla domenica - mentre in Italia è festività anche civile),  la numerazione degli articoli dunque si sfalsa, per questo al presente testo abbiamo messo una numerazione: bis. - Questo testo si riferisce ad una omelia del 2007, la n.656 -  In questo anno 2010 - Anno liturgico C - la festa di Tutti i Santi in Brasile è il 7.11.2010, per noi dunque sarebbe mancata un'omelia, quella corrispondente alla 32^ dom. T.O., il Padre Luiz Carlos inviandoci , molto gentilmente, un'omelia  corrispondente degli anni passati, ci ha permesso di colmare questa lacuna.)
 
 
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