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Omelia Ventiduesima Domenica Tempo Ordinario - Anno C - 29.8.2010

 

 

L'amore-servizio è la sola cura
per il male dell'orgoglio

n. 948
Omelia Ventiduesima Domenica
Tempo Ordinario
29.8.2010
p. Luiz Carlos de Oliveira

 

        Banchetto della vita

 

        Il male dell’orgoglio

 

E’ la quinta volta che Gesù entra in una casa per un pranzo festivo. Entrando alla festa, cominciò ad osservare ciò che non andava. Qualcuno avrebbe potuto dire: che gli si rovini l'appetito! La controversia per procurarsi i posti migliori a tavola è un punto di orgoglio che c’è nel cuore umano. L’orgoglio è l'origine di tanti peccati.  E’ anche il peccato descritto nella cena dei  nostri progenitori: “Dio sa che il giorno in cui mangereste il frutto dell'albero, i vostri occhi si apriranno e voi sarete come Dio, conoscerete il bene e  il male” (Gn 3,5). La brama dell’uomo è di  decidere ciò che è bene e ciò che è male. L’orgoglio, prima di tutto, ci rende dei e superbi . Da questo male ne nascono altri. Purtroppo l’umiltà di Dio non è capita ne appresa. Il libro dell’Ecclesiastico commenta: “Per il male dell’orgoglioso non esiste rimedio, perchè la piante del male si è radicata in lui e lui non lo comprende” (Ecclesiastico 3,30). L’orgoglio acceca la mente ed il cuore. Conosciamo la parabola del fariseo e del pubblicano nella quale il primo vede solo se stesso. L’umiltà del pubblicano lo santifica (Lc 18,10). Gesù commenta: “Chi si umilia sarà esaltato, chi si esalta sarà umiliato” (Lc 14,11). Maria riconosce questo nel suo cantico: ha deposto i potenti dai troni , ha innalzato gli umili” (Lc 1, 52). Gesù è l’esempio dell’umiltà e ne ottiene il risultato nella Risurrezione: “Umiliò se stesso e fu obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio lo ha esaltato” (Fil 2,8). L’orgoglio uccide la radice dell’amore – servizio. Questa sola è la cura per il male dell’orgoglio.

 

            Le buone maniere di Gesù

 

Gesù ci insegna le buone maniere classificando l’umiltà come il mezzo migliore di tutti per vivere con gli altri.  L’orgoglio sta nella ricerca dei primi  posti, ovunque. Gesù ci dà un esempio di come si organizza un banchetto: invitare  quelli che Lui stesso ha invitato per il banchetto del Regno. La parabola di Gesù vuole annunciare  il modo di agire di Dio con tutti, il banchetto della fede è continuamente aperto a tutte le genti. Dio protegge i poveri, come prega il salmo: “Padre degli orfani e difensore delle vedove… Dio riconduce a casa gli sbandati, e trae a prosperità i prigionieri” (Salmo 67,6). L’Ecclesiastico fa una raccomandazione sull’umiltà: “Egli riceve gloria dagli umili” (Eccl. 3,20) (il passo corrispondente nel testo brasiliano della Bibbia  può essere tradotto così: nella misura della vostra grandezza, dovete praticare l’umiltà, e così incontrerete grazia davanti al Signore). Il testo si riferisce  a qualcosa di più di un semplice pasto,  e cioè nell’aprire il banchetto della vita a tutti i poveri e bisognosi (Lc 13,12) come ha fatto Gesù.

 

Umiltà

Nel banchetto, Gesù insegna che si parte sempre dall’umiltà. Cercare solo di apparire e trovare vantaggio solo per se in ogni cosa non è un cammino consigliabile. Dio è il modello di come devono essere accolti gli umili e Gesù insegna: “Quando offri un banchetto invita poveri, storpi, zoppi, ciechi e sarai beato, perché essi non hanno la possibilità di ricambiarti. Infatti sarai  contraccambiato nella risurrezione dei giusti” (Lc 14, 13 ss.). Molti sono illustri e alteri, ma è agli umili che egli rivela i suoi misteri (Eccl 3,21). L’umiltà è il cammino migliore per avere sintonia con Dio, perché Dio è umile. Anche molti  progetti di economia potrebbero basarsi sull’umiltà. Avremmo così un’economia di partecipazione. Gesù, nel banchetto dà l’esempio di chi sia il maggiore tra i presenti: colui che serve ! (Gv 13, 1-17). Gesù non desidera l’esteriorità, l’apparenza, ma vuole che cerchiamo ciò che è fondamentale, essenziale. Mettersi al servizio delle persone è il cammino dell’umiltà che eleva.

 

Letture: Ecclesiastico 3,19-21.30-31;Salmo 65;Eb. 12, 18-19.22-24; Vangelo Luca: 14, 1.7-14

 

 
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