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Omelia Diciannovesima Domenica Tempo Ordinario - Anno C _ 8.8.2010
 
Beati quelli che saranno trovati vigilanti

n. 942
Omelia 19^ Domenica
Tempo Ordinario
8.8.2010
P. Luis Carlos de Oliveira
Redentorista

 

 

Confidenti speriamo

 

Il Signore sta per tornare

 La comunità primitiva viveva nell’aspettativa del ritorno imminente del Signore . Per questo l’insistenza sulla vigilanza. Domenica passata abbiamo imparato a mettere il nostro tesoro nel Cielo. Nel linguaggio  corrente si può dire che ciò consiste nell’investire i nostri beni in Dio. In Lui non esistono né inflazione né furti. Il Vangelo si esprime in modo simbolico per presentare questa verità di scelta in vista di un bene maggiore. Gesù si rivolge al piccolo gruppo dei discepoli. Luca aveva delle comunità che soffrivano di essere piccole e povere. L’importante è  quel tesoro che deve essere comprato a costo di vendere tutto (Lc 18,22), come scrive Matteo: Tesoro nascosto nel campo, per il quale vale la pena di investire tutto per comperare quel campo e impossessarsi del tesoro. (Mt 13,44). La vita del cristiano deve orientarsi  là dove è il suo tesoro. “Dov’è il vostro tesoro, lì sarà anche il vostro cuore” (Lc 12,34). Il testo continua presentando tre parabole:  il padrone che torna dalle nozze; il ladro che arriva all’improvviso e il padrone che torna  dopo una lunga assenza. C’è un accento sulla notte. Parlare della notte ricorda la tradizione delle 4 notti della storia: la notte della creazione; la notte di Abramo; la notte di Pasqua e la notte dell’arrivo della fine del mondo. Egli viene come il ladro, all’improvviso. Cerchiamo di vincere l’insicurezza dell’oscurità attraverso la vigilanza. L’arrivo non atteso esige una vita confacente  con quella di Colui che viene. Come in Egitto, l’unità di coloro che avevano fede, condividendo gli stessi beni e gli stessi pericoli (Sap. 18, 6-9) fu la garanzia della sicurezza della comunità, così è necessaria l’unità nell’attesa della sua venuta.  Tale unità rende presente Colui che si aspetta. Beati coloro che saranno trovati vigilanti. Parteciperanno alla comunione del loro Signore. La carità è la vigilanza più grande, come proclama il testo: “ Vendete i vostri beni  e dateli in elemosina” (Lc 12,33).

 

Spiritualità dell’amministratore

 Pietro domanda a Gesù se la parabola fosse anche per loro. Gesù spiega come amministrare una comunità: mantenerla riunita e unita, nelle stesse certezze e, pur essendo un piccolo gregge, rimanere  saldi e fermi. Viviamo in una società nella quale amministrare è un problema tanto per la Chiesa quanto per la stessa società. Sentiamo che gli amministratori della Chiesa non ammettono errori negli altri, ma non sono sensibili ai possibili errori che commettono. Hanno bisogno di conversione. L’amministrare esige  una grande vigilanza: “A chi è stato affidato molto, molto sarà richiesto” (Lc 12,48). La cattiva amministrazione dei beni di Dio conduce in rovina la comunità. Per questo è necessaria la conversione.

 

Non aver paura, piccolo gregge

 Nel riferirci al “piccolo gregge”, ricordiamo i padri nella fede che furono un piccolo gruppo. La loro fede li sostenne. La lettera agli Ebrei pone la fede come fondamento: “Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede” (Eb 11,1).I patriarchi rimasero saldi nella fede per vivere nella lunga attesa di colui che era stato Promesso. Essi furono vigilanti  verso quel bene supremo che è Dio  e verso la fedeltà alla promessa. Il piccolo gregge è il tesoro di Dio: “ Il Signore posa lo sguardo su coloro che lo temono e confidano sperando nel suo amore”… “Nel Signore noi aspettiamo fiduciosi”. La vigilanza della comunità si  ottiene nell’unità e nella fede che la sorregge. Questa sarà sempre il testimonio che passeremo a coloro che confidano nel Signore e sono  affidati alla nostra amministrazione. Il Signore non viene ancora, ma la vigilanza rimane un imperativo.

 

Letture: Sapienza 18, 6-9; Salmo 32; Eb. 11, 1-2.8-19;

Vangelo Luca 12, 32-48

 

 

 

 
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