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Omelia Diciassettesima Domenica Tempo Ordinario - Anno C - 25.7.2010
 
La preghiera che Gesù insegna è Parola di Dio pregata
 

n. 938
Omelia Diciassettesima Domenica Tempo Ordinario
25.07.2010
P. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista


Maestro di preghiera

 

Padre Nostro

 Continuando il suo cammino verso Gerusalemme, Gesù istruiva i suoi discepoli sul modo di vivere la vita nuova del Regno. Oggi riflettiamo sulla preghiera. Gesù ci istruisce dandoci  la sua preghiera. I discepoli chiedono: “Signore, insegnaci a pregare!”. “Quando pregate, dite: Padre, santificato…”(Lc 11,1-2). Egli insegna sia con la parola che con l’esempio. E’ la preghiera dei poveri che invocano e sono ascoltati (Salmo 137) La sua orazione è in continuazione con la tradizione orante di un popolo che sapeva pregare (J. Jeremias). Luca inizia la preghiera con la parola Padre – Abbà (papà) – termine usato dai bambini e che indica protezione, difesa, soccorso e sostegno. Questo nome accompagna Gesù nelle preghiere, in vari momenti della Sua vita: nell’Ultima Cena, nel Getsemani, sulla Croce. E’ l’”Abbà” di Gesù che rivela i misteri del  Regno ai piccoli (Mt 11,25). E’ fondamentale per la preghiera riconoscere la santità di Dio: Santificato sia il tuo nome. Lasciare Dio essere Dio e che questo sia riconosciuto. L’orazione invoca: Venga il Regno, che è Lui e lo Spirito. Dacci il pane: pane del corpo, della Parola e della Eucaristia. Dio sazia tutte le nostre fami. Perdona  i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Gesù perdona sempre, perché assumendo la condizione umana, ha assunto i nostri peccati.  Così perdonando, riceve per noi il perdono. Il Padre perdona il conto  che toccherebbe a noi pagare, inchiodandolo alla croce, come dice Paolo: “annullando le nostre obbligazioni appendendole alla croce” (Col 2,15). Non ci indurre in tentazione: Dio permette la tentazione  affinchè possiamo vincere nella forza di Gesù. L’orazione che Gesù insegna è Parola di Dio pregata.

 

Preghiera insistente

Gesù racconta, poi, la parabola dell’amico importuno (Lc 11,6). Gesù dice che la preghiera deve essere insistente e perseverante. Come un continuo bussare alla porta. Il Beato Charles de Foucauld dice che “pregare non è dire molte cose, ma molte volte la stessa cosa”.  Perché il Padre desidera che bussiamo alla porta con insistenza? Per essere sempre in contatto con noi. Come Dio insiste nello stare con noi, in molti modi  e spesso, così è dell’orazione. Il risultato della preghiera insistente è lo Spirito che è il Dono. Il Padre è buono, per questo dà cose buone. Nessuno può reclamare che Dio non ci ascolta quando preghiamo. Ascolta sempre  e ci risponde con la risposta migliore nella quale abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Chiedere lo Spirito perché Egli ci riveli il Padre,  solo lo Spirito ci porta al Padre che ci ascolta. Non si può pregare senza lo Spirito. Per Lui diciamo Abbà-Padre. La preghiera di Abramo è simbolo della preghiera di Gesù: insistente e fiduciosa. Chiedere per gli altri è la migliore preghiera. L’orazione che chiede cose materiali indica che siamo legati a Dio anche nell’aspetto umano della vita.

 

Completa l’opera

 Il Salmo insiste con Dio: “Il Signore compirà in me l’opera sua….non abbandonare l’opera delle tue mani” (Salmo 137) Dio Padre attende sempre la nostra preghiera  e ci invita ad essere sempre più uniti a suo Figlio. Preghiamo  perché siamo figli risorti. A partire da questa condizione di figli possiamo  dirigerci sempre al Padre con insistenti richieste perché l’azione dello Spirito in noi  ci fa stare in contatto sempre con il Padre. La nostra preghiera è  anche ringraziamento. Per questo diciamo: “Benedici il Signore anima mia e non dimenticare tanti suoi benefici” (Salmo 102). Ogni Eucaristia è una preghiera insistente per avere il più grande beneficio: Gesù, il Pane del  cielo.

 

      Letture: Genesi 18, 20-32; Salmo 137; Colossesi  2, 12-14;

                                Vangelo: Luca 11, 1-13

 

 

 

 

 
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