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Omelia 2^ Dom. Avvento - 4.12.2011
 
 
 
 

Celebriamo la doppia venuta di Cristo: nelle nuvole e nella paglia. Siamo nell’Attesa. Che le nostre attività non ci impediscano l’incontro

 

nº 1080
Omelia 2^ Domenica Avvento
(04.12.11)

Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista

 

Preparate le vie del Signore

Consolate il mio popolo

Il tempo di Avvento celebre le due venute di Cristo: la venuta sopra le nuvole, futura, e quella sulla paglia, a Betlemme. È la stessa dimensione: l’incontro con “Colui che viene”. La liturgia dell’Avvento ci mette nella stessa aspettativa dei profeti, soprattutto di Isaia, infatti nell’orazione della messa preghiamo: “Dio grande e misericordioso, fa’ che il nostro impegno nel mondo non ci ostacoli nel cammino verso il tuo Figlio” (colletta). E’ lo stesso che dire: “Ogni valle sia colmata, ogni monte e ogni colle siano abbassati, il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata” (Is 40,4). L’Avvento ci porta a sentire che questo mondo un giorno sarà migliore, a partire dal momenti in cui le persone accetteranno Gesù nella condizione umana. Egli è venuto per impiantare la pace, la giustizia e l’amore, come preghiamo nel salmo 84: “Amore e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno”. Tutte le promesse trovano la loro realizzazione in quello che Giovanni annuncia. Giovanni è la sintesi di tutti i profeti: annuncia la presenza del messia e Lo accoglie come inviato del Padre. Il profeta Isaia annucia al popolo, che stava in esilio a Babilonia, una liberazione grandiosa come di un Dio che viene ad incontrarlo. Dio stesso libera il suo popolo. Per questo la profezia inizia con parole di conforto: “Consolate, consolate il mio popolo ... la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata” (Is 40, 1.2). E’ il nuovo Esodo e, questa volta, glorioso. Nel mondo attuale, in mezzo alle tante schiavitù, possiamo ascoltare la voce dei profeti e di Giovanni che preconizzano tempi nuovi di liberazione. Ogni Natale è la realizzazione della liberazione che viene da Dio attraverso suo Figlio, il pastore che si carica la pecorella sulle spalle. Purtroppo i nostri cammini sono molto sconnessi. In Angola il popolo cantava che è difficile tornare a casa perchè i cespugli crescono lungo il cammino. La Sua venuta è consolazione per tutti i sofferenti.

 

Correre all’incontro di Gesù

C’è un indirizzo sicuro per andare incontro a Cristo: la persona del fratello. Fratello non è solo quello di fede, ma tutti gli uomini e donne, perchè tutti sono figli di Dio. Egli viene ad incontrarci e noi lo incontreremo nel fratello: “Ora egli viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo, perché lo accogliamo nella fede e testimoniamo nell’amore la beata speranza del suo regno.” (prefazio). Giovanni Battista è l’esempio e il predicatore di questa verità, perchè proprio lui era distaccato da tutto e aperto a ricevere la Buona Notizia che è Gesù e a comunicarla. Dio agisce nella storia: nella liberazione dall’esilio, nella venuta di Gesù e nel Regno presente in mezzo a noi. Per realizzare questa missione di accogliere e annunciare, come Giovanni, dobbiamo avere una vita penitente e distaccata. Solo il deserto forma.

 

Giudicare i valori terreni

Quali sono le strade che dobbiamo appianare? Il fedele ha bisogno in questo tempo della capacità di discernere quello che è di Dio e dove riporre la sua speranza. Sappiamo, per esperienza, che i beni terreni sono adatti a conquistare il Regno dei Cieli attraverso la carità, ma non sono buoni quando ci lasciamo conquistare da essi. Gesù ha detto: “Fatevi degli amici con la falsa ricchezza, perchè quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne”  (Lc 16,9). Questa pace  è per coloro che rivolgono il loro cuore al Signore. L’Eucaristia sarà sempre la maestra che insegna a giudicare con sapienza i valori terreni e a sperare nei beni eterni (cfr. Dopo-comunione). La nostra vita prepara la venuta del Signore  per le generazioni future.

 

Letture: Isaia 40, 1-5.9-11; Salmo 84; 2 Pietro 3,8-14;
Vangelo Marco: 1, 1-8

 

 
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