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Natale ed Eucaristia

 

 

 

 

"Entriamo nel mistero del Natale attraverso la porta dell'Eucaristia"

 

 

Il Natale e l’Eucaristia:

L'Amen di Maria e il nostro Amen

 L’Eucaristia, mentre rinvia alla passione e alla risurrezione, si pone al tempo stesso in continuità con l’Incarnazione e cioè con il mistero del Natale.

Maria concepì fisicamente  nell’Annunciazione il Figlio divino , per opera dello Spirito Santo, anticipando in sé ciò che in misura sacramentale avviane in ogni credente che riceve l’Eucaristia. C’è pertanto una analogia profonda tra.

-        l' Amen pronunciato da Maria alle parole dell’Angelo e

-        l’Amen che ogni fedele pronuncia quando riceve il corpo del Signore

 

* A Maria fu chiesto di credere che colui che portava in grembo, per opera dello Spirito Santo, era il Figlio di Dio

* A noi viene chiesto di credere che quello stesso Gesù, Figlio di Dio e Figlio di Maria, è presente nei segni del pane e del vino consacrati sull'altare.

Quando Maria va a trovare Elisabetta, portando già in grembo Gesù, si realizza il primo tabernacolo della storia. Il suo bambino ancora invisibile agli occhi della storia lo concede all’adorazione di Elisabetta.

E quale sguardo rapito sarà stato quello di Maria nel contemplare il volto di Gesù appena nato!

E’ questo lo sguardo che deve ispirarci ogni volta che riceviamo la comunione eucaristica.

E quando dopo l’Ascensione al cielo di suo Figlio, Maria, rimasta ancora sulla terra, riceverà l’Eucaristia insieme alla prima comunità cristiana, domandiamoci cosa ha dovuto significare per Lei ricevere sotto le specie eucaristiche, quel corpo e sangue di Gesù, che aveva portato dentro di se per 9 mesi. “Ricevere l’eucaristia doveva significare per Maria quasi un ri-accogliere in grembo quel cuore che aveva battuto all’unisono col suo, già per nove mesi”

Maria  portando Gesù dentro di se per nove mesi, recandosi a visitare sua cugina Elisabetta prorompe in un canto di gioia e di lode e di ringraziamento che chiamiamo: il Magnificat.

Proprio il ringraziamento e l'esultanza  dovrebbero  essere le disposizioni del nostro cuore quando andiamo a ricevere l’Eucaristia.

Gesù come in Maria viene ad abitare in noi. Oggi Egli nasce non più in una mangiatoia, in una grotta, ma nasce nel nostro cuore, e sui nostri altarì. Nasce per noi! (… e noi dove siamo?). C'è da augurarsi che il nostro cuore non sia peggiore di quella prima mangiatoia !

Come Maria ogni volta che riceviamo Gesù eucaristico possiamo lodare Dio per le meraviglie che ha compiuto per noi nella storia della salvezza.

L’Eucaristia ci è data perché la nostra vita, come quella di Maria, sia tutto un magnificat cioè un rendimento di grazie a Dio per quanto ha  fatto per noi.

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(tutti questi brani sono stati presi dall’Enciclica sulla Eucaristia: Ecclesia de Eucaristia – ai nn. 41 –55 – 58)
 
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Natale ed Eucaristia a maggior ragione in quanto Gesù nasce a Betlemme, perché Betlemme significa proprio: "Casa del Pane". Gesù sceglie di farsi pane per noi. Pane del perdono e della salvezza. Pane della misericordia. Pane vivo disceso dal cielo. Gesù lascia i luoghi della sua dimora celeste per farsi uomo, uno di noi, poi da uomo che era, attraverso la morte e risurrezione, ha scelto di farsi pane eucaristico, per portare l'evento e la parola di salvezza ad ogni uomo, fin nelle nostre case, fino all'ultimo uomo. Ha scelto divenendo eucaristia, di camminare oggi per le strade del mondo, avendo il nostro volto, volto di coloro che assumono l'Eucaristia. E' natale , è l'incarnazione, ogni volta che mangiamo il corpo eucaristico.

Dai “Discorsi” di sant’Agostino, (Sermo 272)

Siate ciò che vedete e ricevete ciò che siete!

Ciò che voi vedete sopra l’altare di Dio non avete ancora capito che cosa sia, che cosa significhi. Ciò che vedete è il pane e il calice: ve lo assicurano i vostri occhi. Invece secondo la fede che si deve formare in voi: il pane è il corpo di Cristo, il calice è il sangue di Cristo.

Nell’animo di qualcuno potrebbe formarsi ora un ragionamento simile a questo: il Signore nostro Gesù Cristo sappiamo da dove ha ricevuto il corpo, dalla Vergine Maria, ma questo pane come può essere il suo corpo? E questo calice, come può essere il suo sangue? Queste cose fratelli, si chiamano sacramenti proprio perché in esse si vede una realtà e se ne intende un’altra. Ciò che si vede ha un aspetto materiale, ciò che si intende produce un effetto spirituale.

Se voi dunque siete il corpo e le membra di Cristo, sulla mensa del Signore è deposto il vostro mistero: ricevete il mistero di voi. A ciò che siete rispondete: Amen. Ti si dice infatti: il Corpo di Cristo, e tu rispondi: Amen. Sii membro del corpo di Cristo, e tu rispondi: Amen.

Perché il corpo di Cristo nel pane?

Ascoltiamo sempre l’Apostolo che ci dice: “pur essendo molti formiamo un solo pane, un solo corpo” (1 Cor 10,17). Ricordate che il pane non è composto da un solo chicco di grano, ma da molti. Quando siete stati battezzati, siete stati per così dire, impastati. Quando avete ricevuto il fuoco dello Spirito Santo siete stati, per così dire, cotti.

Siate ciò che vedete e ricevete ciò che siete:

Così anche per il vino. Fratelli, pensate a come si fa il vino. Molti acini sono attaccati al grappolo, ma il succo degli acini si fonde in un tutt’uno e viene fuori il vino. Cristo Signore ci ha simboleggiati in questo modo e ha voluto che noi facessimo parte di lui, consacrò sulla sua Mensa il sacramento della nostra pace e unità (l’eucaristia). Chi riceve il sacramento dell’unità e non conserva il vincolo della pace riceve non un sacramento per la sua salvezza, ma una prova a suo danno.

Rivolti, allora, al Signore Dio, Padre onnipotente, con cuore puro, rendiamogli infinite e sincerissime grazie.

Preghiamo con cuore sincero la sua straordinaria bontà perché si degni di esaudire le nostre preghiere. Allontani con la sua potenza, il nemico delle nostre azioni e pensieri (il separatore, il demonio)

         Ci accresca la fede

         Guidi la nostra mente

         Ci conceda desideri spirituali

         Ci conduca alla sua beatitudine

         Per Gesù Cristo, Figlio suo. Amen


 


 

 NATALE FESTA DEI DONI INVITO ALLA GIOIA

 

 

              Il dono principale

 

Natale è la festa dei doni, ma i doni natalizi ci ricordano il dono per eccellenza, che il Figlio di Dio ha fatto di se stesso a noi nell’Incarnazione. Per questo il Natale viene opportunamente sottolineato con tanti doni, che la gente si scambia in questi giorni. E’, importante però, che non si dimentichi il Dono principale di cui gli altri doni non sono che un simbolo. Natale è il giorno in cui Dio, che è Amore, ha donato se stesso all’umanità e questo dono diventa perfetto nell’Eucaristia. Sotto l’apparenza di un piccolo pezzo di pane (particola) è Gesù stesso che si dona e vuole entrare nel nostro cuore. Il Mistero eucaristico costituisce il punto di convergenza privilegiato tra i diversi ambiti dell’esistenza cristiana. Incontrato nella liturgia, contemplato nell’adorazione per essere toccato con mano in ogni volto, quelli che ci attirano e i più poveri in particolare, Gesù - Eucaristia è come un “prisma” attraverso il quale si può meglio penetrare nella realtà, sia nella prospettiva ascetica e mistica, che in quella intellettuale e speculativa, come anche in quella storica e morale. Nell’Eucaristia Cristo è realmente presente in modo sacramentale e la Santa Messa è vivo memoriale della sua Pasqua. Il Santissimo Sacramento è il centro qualitativo del cosmo e della storia. Per questo costituisce una sorgente inesauribile di pensiero e di azione per chiunque si ponga in ricerca della verità e voglia cooperare con essa. E’, per così dire, un “concentrato” di verità e di amore che rende puro l’occhio per vederlo in ogni volto e in ogni avvenimento. Illumina non solo la conoscenza, ma anche e soprattutto l’agire dell’uomo, il suo vivere “secondo la verità nella carità” (Ef 4,15) nel quotidiano impegno di comportarsi come Gesù stesso si è comportato, lasciandosi assimilare a Lui, amare con il Suo amore dato in dono dal Suo Spirito. L’Eucaristia, dunque, alimenta nella persona, che se ne nutre assiduamente e con fede, una feconda unità tra contemplazione della sua continua presenza di risorto e azione di amore tendendo a giusti comportamenti in ogni ambito o santità.

 

Entriamo nel mistero del Natale attraverso la “porta” dell’Eucaristia: nella grotta di Betlemme adoriamo lo stesso Signore, nato dal grembo di Maria, che facendosi presente, qui e ora, nel Sacramento eucaristico ha voluto farsi nostro alimento spirituale, per trasformare il mondo dall’interno, a partire dal cuore dell’uomo. Occorre porsi alla scuola della Vergine Maria che ci precede e ci guida, la prima che ha contemplato l’umanità del Verbo incarnato, il volto umano della Divina Sapienza. Nel Bambino Gesù, col quale intrecciava infiniti e silenziosi colloqui, Ella riconosceva il Volto umano di Dio, così che la misteriosa Sapienza del Figlio si è impressa nella mente e nel cuore della Madre. Per trasformare il mondo, Dio ha scelto un’umile fanciulla di un villaggio della Galilea, Maria di Nazareth, e l’ha interpellata con questo saluto: “Rallégrati, piena di grazia, il Signore è con te”. In quelle parole sta il segreto dell’autentico Natale. Dio le ripete alla Chiesa, a ciascuno di noi: Rallegratevi, il Signore è vicino! Con l’aiuto di Maria, offriamo noi stessi con umiltà e coraggio, perché il mondo accolga Cristo, che è la sorgente della vera gioia.

 

                                             Sorgente della vera gioia

 


La gioia che la liturgia risveglia nei cuori dei cristiani, non è riservata a noi soli: è un annuncio profetico destinato all’umanità intera, in modo particolare ai più poveri, in questo caso ai poveri di gioia! Pensiamo ai nostri fratelli e sorelle che, specialmente in Medio Oriente, in alcune zone dell’Africa ed in altre parti del mondo vivono il dramma della guerra: quale gioia possono vivere? Come sarà il loro Natale? Pensiamo a tanti ammalati e persone sole vicino a noi che, oltre ad essere provati nel fisico, lo sono anche nell’animo, perché non di rado si sentono abbandonati: come condividere con loro la gioia senza mancare di rispetto alla loro sofferenza? Ma pensiamo anche a coloro - specialmente ai giovani - che hanno smarrito il senso della vera gioia, e la cercano invano là dove è impossibile trovarla: nell’esasperata corsa verso l’autoaffermazione e il successo, nei falsi divertimenti, nel consumismo, nei momenti di ebbrezza, nei paradisi artificiali della droga e di ogni forma di alienazione. Non possiamo non mettere a confronto la liturgia natalizia con il suo “Rallegratevi” con queste drammatiche realtà. Come ai tempi del profeta Sofonìa, è proprio a chi è nella prova, ai “feriti della vita ed orfani della gioia” che si rivolge in modo privilegiato la Parola del Signore. L’invito alla gioia non è un messaggio alienante, né uno sterile palliativo, ma, al contrario, è profezia di salvezza, appello ad un riscatto che parte dal rinnovamento interiore.

 

 

[Saluto di Benedetto XVI agli Universitari degli Atenei Romani, 14 dicembre 2006].

 

 

 

 

 

 
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